Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Laurina Paperina Al Pedrocchi gli incubi pop
Il pop surreale di Laurina Paperina in mostra a Padova
Due globi oculari fiammeggianti attraversano il cielo come meteoriti. Un angelo di Keith Haring svolazza. Il grande topo con una macabra falce reinterpreta il roditore di Banksy. Sopra un ramo penzola un orologio di Salvador Dalí mentre una grande tigre tiene fra le fauci un tronco umano, imponente come nei dipinti medievali. E ancora: l’«urlo» di Munch, un Flash hipster (fra i tanti supereroi sparsi), la rievocazione della famosa performance con arco e freccia di Marina Abramovic (ma stavolta finisce male e Ulay trafigge la compagna). Sono gli incubi cartoon del Giudizio Universale di Laurina Paperina, la grande opera site specific che dominerà la mostra padovana dedicata all’artista roveretana (1980). Oltre venti quadri riempiranno dal 15 marzo al 30 giugno le vetrine del caffè Pedrocchi in una esposizione curata da Giorgio Chinea, titolare della galleria Chinea Art Cabinet. A volerla incasellare, Laurina (vero nome Laura Scottini) appartiene all’eccentrica squadra dell’Italian Newbrow, il gruppo del pop surrealismo capitanato dal curatore Ivan Quaroni (in inglese high brow e low brow, «sopracciglio rialzato» e «sopracciglio abbassato», indicano «cultura alta» e «cultura bassa») e che conta, tra gli altri, Giuseppe Veneziano, Vanni Cuoghi, Silvia Argiolas.
Il Giudizio Universale ripropone una vasta area dell’immaginario dell’artista trentina. Il risultato è un colorato caos che cita i film ultrasplatter degli anni Ottanta, un labirinto di tableaux che si trasforma in una spensierata rivisitazione 2.0 di Hieronymus Bosch. Accanto alla opera, all’esterno del Caffè Pedrocchi sono esposti una serie di quadri più piccoli in forma di teoria che esce dalle viscere di un grande papero. Tra questi teschi, teste mozzate, mostri e animali grotteschi non circola inquietudine; tutto assume la forma di un grande gioco adulto, un pastiche che alla fine lascia il sorriso. «Lavoro su tanti riferimenti – spiega Laurina Paperina -, dal new pop al fumetto e ai graffiti. Certo, c’è anche Bosch, modernissimo, un grande visionario che anticipò i tempi. Lo studio del pittore olandese mi ha aiutato a riformulare il mio stile». Posando lo sguardo con attenzione sul Giudizio universale, il gioco è anche quello di individuare tutti i riferimenti. Ecco il David Lynch di Dumbland, Ed Templeton, Barry McGee, lo stile underground. Un universo parallelo dentro il quale è vano cercare un messaggio. «Alla fine ognuno è libero di vederci quello che vuole – spiega Laura –. L’arte non è solo concettualismo, ma anche ironia e leggerezza. Dipingo fiabe che non finiscono bene». «Ho voluto a tutti i costi portare Laurina a Padova – spiega il gallerista Giorgio Chinea, 30 anni – perché è l’artista giusta per avvicinare all’arte contemporanea la mia generazione. I suoi lavori sono già stati acquisiti da importanti musei internazionali».
L’inaugurazione di giovedì, come è prevedibile, non seguirà i canoni classici: cosplayer ispirati ai supereroi si aggireranno per il centro di Padova, manifesti con le opere di Laurina saranno seminati attorno alla Galleria, la birra Antoniana produrrà un’edizione limitata di bottiglie personalizzate. E Laurina Paperina, finalista al Premio Cairo nel 2013, recente vincitrice di una residenza per artisti in Norvegia che la terrà lontana da agosto a novembre, non è nuova a questo approccio multidisciplinare, basti pensare al «Wall of Fame» in occasione di Pitti Uomo 2016, dove ha reinventato i 90 numeri della Smorfia napoletana.
Qui tutto è saturo e fluo, non vengono risparmiate neppure Peppa Pig e Sailor Moon: questa Babele figurativa abitata dalle icone del postmoderno rende Laurina impermeabile alle mode del mercato dell’arte.
Visioni Un «Giudizio universale» come un Bosch 2.0
Citazioni Da Lynch a Haring, dalle tavole medievali ai fumetti