Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Amministrative enigma M5s: dove è escluso decide la vittoria»
Pd L’assemblea provinciale ha nominato 3 reggenti fino a maggio
MESTRE L’onda delle politiche del 4 marzo arriverà fino alle amministrative: a San Donà, S. Stino, Martellago e Pianiga l’ago della bilancia del secondo turno sarà il Movimento 5 Stelle. Parola del politologo Paolo Feltrin, che ieri all’Osteria del Gusto ha tenuto il seminario «Il voto alle elezioni politiche: analisi per costruire il futuro» organizzato dalle associazioni Ares e ReStart cui hanno partecipato anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta e il senatore Andrea Ferrazzi. «Al secondo turno si gioca la partita – ha spiegato Feltrin a margine – E il risultato dipende da dove canalizzerà i voti il terzo sindaco escluso. Se al ballottaggio va un candidato del M5s, abbiamo visto che statisticamente vince perché l’escluso del centrodestra o del centrosinistra fa convergere i voti su di lui; se non ci va, è un enigma. Se a Venezia il voto m5s è andato a Brugnaro, a Padova invece è andato a Sergio Giordani». La vittoria impressionante del M5s al Sud e il trionfo della Lega al Nord sono state al centro del seminario, una lezione sul perché della sconfitta del Pd in queste «elezioni cruciali» che hanno terremotato il quadro politico come accadde nel 1948, nel 1976 e nel 1994. La buona notizia per i «dem» è che le politiche successive alle elezioni cruciali segnano sempre un riassestamento «perché si promette troppo e l’elettorato resta deluso». Quella cattiva è che per organizzare la «remuntada» il Pd deve smettere di chiamare «populisti» i movimenti vincitori e ri-orientarsi come partito «popolare». A marzo ha avuto le performance migliori nei centri storici di Venezia, Milano, Roma, «quartieri dove abitano garantiti, pensionati e rentier; ha vinto nei luoghi dove vivono il capitalismo di rapina, il privilegio e la rendita», ha detto Feltrin. Il M5S ha vinto al Sud, dove la miseria morde; la Lega al Nord «dove il messaggio è: lasciateci fare un po’ di nero per agganciare la ripresa». Lavoro o reddito, sicurezza, immigrazione: con questa triade, ha vinto le elezioni il messaggio di protezionismo verso le classi che più hanno pagato lo scotto della crisi e della globalizzazione. Secondo, sbagliate le candidature. «A Bolzano, candidata Maria Elena Boschi, c’è il maggior astensionismo d’Italia – dice il docente – In Veneto abbiamo avuto Pier Paolo Baretta e Giorgio Santini, che tutti dicono aver fatto bene, candidati in collegi a dir poco difficili. E nel collegio sicuro di Padova è stato candidato Alessandro Zan, rappresentante nazionale dei diritti Lgbt. Un grave errore: a Roma sarebbe stata una candidatura perfetta, qui è sembrato uno sfregio ad una serie di mondi che conoscete». I consigli per il futuro: più protezione sociale nel programma, leader che capiscano e interpretino il popolo e battaglie esemplari. Per Ferrazzi è la battaglia per la Federazione d’Europa: «Gli stati nazionali da soli non possono risolvere problemi come le migrazioni, il terrorismo», dice e il modello è Macron.
Il Pd, interviene Baretta, al governo ha fatto «un buon riformismo di manutenzione», per quanto incompleto. E poi c’è il fattore Renzi: «In che misura il leader riesce a incidere, a orientare? Anche quando sbaglia? - ha chiesto - Come si fa ad evitare che la personalità del leader sia più forte delle dinamiche democratiche e collettive?» Intanto, l’altra sera a Martellago l’assemblea metropolitana del partito ha deciso come passare il guado della vacanza alla segreteria dopo le dimissioni di Gigliola Scattolin. Il presidente Emanuele Rosteghin, il tesoriere Gino Zottis e il segretario organizzativo Gabriele Bolzoni avranno la reggenza fino all’assemblea di maggio che voterà un segretario o una reggenza collettiva condivisa. «Unitaria e non solo di facciata – dice Rosteghin – Va riconosciuto il ruolo della minoranza per marciare uniti e capire cosa fare dopo la sconfitta».
Feltrin Gli errori dem: una serie di candidature sbagliate e battaglie poco esemplari