Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il prete allo sposo: se fai canestro, nozze felici

- Di Renato Piva

CRESPANO DEL GRAPPA (TREVISO) «Tira», dice don Francesco. «Impossibil­e!», risponde l’altro. «Tira!» ripete il parroco, che, di suo, un attimo prima ha tirato un cinquino d’affetto sul coppino del ragazzo che sorride alla sua sinistra, l’altare alle spalle. «Impossibil­e!», conferma Mattia. Intanto, però, ha tra le mani il pallone che l’arciprete di Crespano del Grappa gli ha consegnato. Sorride, dall’alto del suo metro e 98. Immaginiam­o sudi anche un po’: nel fagotto fatto di camicia, cravatta, panciotto e giacca a mezza coda l’emozione pesa il doppio. E’ un attimo. «Ocio...», già ghigna qualcuno sullo sfondo. Mattia alza il pallone, gomito a novanta gradi, frustata di polso e... «ciufff». La chiesa esplode in un’ovazione per l’attimo eterno dello sposo, che ha appena segnato da nove metri il canestro della vita, nel giorno del matrimonio.

Era il 2 giugno, dieci giorni fa. Lo sposo pivot è Mattia Riva, 32 anni, bergamasco adottato da Crespano per amore di Marta Rosato, stessa età, sposa che ha assistito al tiro «da Dio» assieme a famiglie, testimoni e amici tutti. «In realtà il tiro dovevo sbagliarlo. Don Francesco (Francesco Mascotto, arciprete della locale parrocchia, ndr) aveva appena spiegato che nel matrimonio, così come nello sport, nel basket, quando c’è un problema ci si deve fermare, si parla, si chiede aiuto e qualcuno che ci aiuta c’è. Il testimone era pronto vicino al canestro per raccoglier­e la palla e rimetterla dentro e invece...». Invece Mattia ha fatto «splash», colpaccio da fare invidia a Steph Curry, idolo dei tiri impossibil­i e fresco campione della Nba con i Golden State Warriors.

Tutto bello e ben preparato. Ma lo sposo sapeva quel che lo stava attendendo dopo lo scambio degli anelli? «No, è stata una sorpresa. Quando me l’hanno detto ho sussurrato un “Vi odio”...». Mattia è un lungo, sta sotto i tabelloni. Quel tiro dalla lunga non è per quelli come lui, almeno non di solito. Anche coi liberi, i tiri dopo un fallo subito, va così così. «Vado sul cinquanta per cento - confessa al telefono ma davanti a tutta quella gente non potevo sbagliare».

Dieci giorni fa il mondo di Mattia e Marta, il mondo che conta per loro, era tutto dentro la chiesa di Crespano: «Eh sì, avevo fatto venire tutti i miei da Bergamo. Abbiamo battezzato anche Isacco, nostro figlio, nato sette mesi fa», dopo tre anni di convivenza. Non si poteva che buttarla dentro: «I canestri che contano di solito li metto...». Per quelli non conta se sei o non sei un tiratore: è questione di «huevos», disse Marco Bellinelli da San Giovanni in Persiceto, mitico commento a un proprio tiro nella serie finale che, 5 anni fa, ha consegnato a un giocatore italiano l’unico anello da campione Nba.

Il filmato del canestro, da ieri, sta facendo il pieno di Like su Facebook. Lo vede e lo rivede Mattia. Fa lo stesso Gaspare Gasparini, castellano, coach del Crespano Basket. «Ero poco dietro al ragazzo che ha fatto il filmato. Dopo il tiro è partito un applauso in chiesa da mezzo minuto. E’ stato davvero un momento bello, oltre che divertente. Ieri ho chiamato Mattia e gli ho detto: “Ho rivisto il video. Ancora non ci credo”. “Neanche io”, mi ha risposto. Come suo allenatore, in un certo senso, sono anche orgoglioso che l’abbia messo dentro. Si allena come gli altri, anche al tito, certo, ma non è il suo».

Dopo il «ciuffo» dall’altare, Mattia fa una piroetta e, con la mano, indica alla propria destra, probabilme­nte a Marta. «Il matrimonio deve funzionare», aveva appena incardinat­o don Francesco: «Tira!». Che tiro, che nozze...

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