Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Con casco o burqa, niente gioielleria
Campagna della Confartigianato: più sicurezza, chi ha il volto coperto non entra
VENEZIA Hanno usato il casco per evitare strumentalizzazioni, ma il divieto vale anche per cappelli, occhiali scuri e burqa. «Dietro un volto coperto in vari modi non sappiamo chi si celi e quindi per la nostra sicurezza e quella dei dipendenti diventa necessario prevenire», dice Claudio Dozzo, presidente della Federazione Artistica di Confartigianato. Chi ha il volto coperto non entra in gioielleria. La campagna dell’associazione vuole aumentare la sicurezza.
VENEZIA La vetrofania non lascia spazio ai fraintendimenti: o ti fai vedere in volto o in gioielleria non entri. Hanno usato il casco per evitare strumentalizzazioni, ma il divieto vale per cappelli, occhiali scuri e burqa. «Dietro un volto coperto in vari modi non sappiamo chi si celi e quindi per la nostra sicurezza e quella dei dipendenti diventa necessario prevenire», dice Claudio Dozzo, presidente della Federazione Artistica di Confartigianato. Prima i criminali si travestivano con barba e baffi, oggi si camuffano in altro modo senza dare nell’occhio, per questo è partita in provincia di Venezia la campagna di sicurezza «No con il casco in negozio» con l’apposizione di una vetrofania sulla porta di ingresso delle attività commerciali.
L’iniziativa, promossa dalla Confartigianato metropolitana di Venezia per ora riguarda le botteghe maggiormente a rischio come quelle di orafi, gioiellieri e orologiai, sempre più spesso vittime di furti e rapine. «Ci sentiamo assediati — spiega Dozzo — un cliente che vuole entrare in negozio con il volto semi coperto, non solo da un casco che è il caso limite simbolo di questa nostra campagna, rappresenta per noi un segnale di pericolo che deve essere gestito con un certo rigore e anticipo. Ci sono anche i capellini con frontino, sciarpe, occhiali vistosi o anche il burqa, senza per questo, precisa la Confartigianato, aprire a strumentalizzazioni. «Purtroppo questo caso limite rischia di diventare terreno speculativo per chi vuole fare polemica, ma non è la nostra intenzione, la religione non c’entra niente — precisa l’associazione — Tutti gli elementi che coprono il volto per noi sono sullo stesso piano, è solo una questione di sicurezza e null’altro». E’ chiaro poi che sarà una scelta del titolare quella di aderire e gestire la questione come meglio crede.
Di fatto l’adesivo intende semplicemente informare il cliente che entrando in negozio è importante non creare situazioni allarmanti come quella di avere un volto coperto, che potrebbe provocare reazioni scomposte dei commessi. «Se avere delle attività ormai metti così a rischio gli operatori non è colpa nostra — conclude Dozzo — nostro dovere è quella di tutelarci». Proprio nei mesi scorsi i carabinieri hanno arrestato i componenti della banda che aveva agito in diverse gioiellerie anche nel Veneziano. La campagna lanciata in questi giorni, si concretizzerà nelle prossime settimane quando le attività commerciali esporranno nelle loro vetrine il divieto con il simbolo del casco, evitando che «i malintenzionati usino meschinamente strani stratagemmi per agire a volto coperto». Poi se il cliente è conosciuto, potrà entrare anche con occhiali e cappello.