Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Medicina, si punti sulla qualità della formazione
I l problema non si risolve scommettendo sulla quantità, azione che avrebbe tra le altre cose un effetto boomerang drammatico con migliaia di studenti che si ritroverebbero imbottigliati alla fine del cursus studiorum, ma puntando sulla qualità della formazione in base a una pianificazione corretta.
Non posso quindi che condividere il punto di vista del professor Paolo Gubitta sulla liberalizzazione degli accessi all’università. Ritengo positivo che, dopo anni di silenzio sul tema, si sia aperto un dibattito e la politica si stia interrogando sulla questione della carenza di medici e chirurghi nei nostri ospedali. Nulla però sino a questo momento è stato fatto per convincere i giovani professionisti a restare sul territorio. Speriamo non sia troppo tardi.
Mutuando giustamente il termine dal mondo dell’impresa non è mai stata studiata una strategia di employer branding efficace, quello che offriamo al momento è difficilmente accettabile da parte di chi si trova in qualche modo costretto ad emigrare all’estero.
Fino a quando non garantiremo condizioni di lavoro migliori e prospettive di carriera allettanti e veloci, con un adeguamento dello stipendio, i nostri giovani professionisti continueranno a cercare opportunità altrove.
Ma non è naturalmente solo una questione economica. Ai giovani studenti che scelgono il percorso di medicina bisogna offrire una garanzia in termini di formazione specifica, abbiamo l’esigenza di formare medici specialisti.
Non basta aprire i cancelli perché ci ritroveremmo nelle stesse condizioni attuali con i migliori che cercheranno ugualmente una via alternativa e i mediocri da dover sistemare. Questo non possiamo permettercelo. Occorre un ragionamento profondo sul sistema di formazione dei medici con una pianificazione e un allargamento degli accessi alle scuole di specializzazione per i giovani chirurghi italiani.