Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Sede nella villa di Maniero, schiera di legali e omeopati il volto del comitato del no, che conta 200mila adesioni
VENEZIA Ha la sede legale nell’ex villa di Felice Maniero, a Campolongo Maggiore. E altre due «basi» a Padova e a Verona, nelle abitazioni di due coordinatori. Dispone di una schiera di omeopati, medici legali e avvocati che dispensano consigli o assistono gratuitamente in tribunale chi ne abbia bisogno. Attualmente seguono una trentina di veneti che si dicono danneggiati o uccisi dai vaccini. Il Coordinamento regionale veneto per la libertà delle vaccinazioni è una macchina dell’«informazione alternativa» che conta 200mila aderenti e che con il passaparola sta raggiungendo, casa per casa, centinaia di famiglie. Un’operazione capillare, secondo gli esperti alla base del crollo della copertura vaccinale nella nostra regione.
«Nel 2008 abbiamo iniziato con gli incontri pubblici — racconta il presidente, Ferdinando Donolato — oggi non ne facciamo più, perchè gli spazi costano migliaia di euro. Allora ne organizziamo due o tre a settimana nelle case di famiglie che hanno appena avuto un bambino o sono in attesa. Spieghiamo le controindicazioni ai vaccini, rispondiamo alle loro domande, esortiamo a confrontare ciò che diciamo noi con le raccomandazioni delle Usl e li lasciamo liberi di scegliere. Tanti decidono di non vaccinare i loro figli». Col rischio però che finiscano in ospedale e rischino la vita per il morbillo o la pertosse o il tetano. «In realtà non è così — assicura Donolato — al posto della vaccinazione raccomandiamo cure omeopatiche e una sana alimentazione. Quando possono ai nostri incontri partecipano medici di base e omeopati, cui diamo un rimborso spese e l’alloggio per la notte, se vengono da lontano. Qualcuno li ospita a casa propria». Insomma, sono organizzatissimi, anche sul fronte legale. «Ora stiamo assistendo la famiglia di un 66enne di Schio che il giudice ha riconosciuto essere morto a causa del vaccino contro l’influenza. Ma non ha concesso il risarcimento ai parenti perchè sostiene che quella era una vaccinazione volontaria. Faremo ricorso».
Del comitato fa parte Claudia Peloso, di Castelfranco, madre di quattro figli nati tra il 1998 e il 2003. Non ne ha vaccinato nessuno. «Stanno tutti bene e solo uno di loro, la secondogenita, si è ammalata di pertosse — spiega —. Una sana alimentazione e cure omeopatiche precise bastano a rinforzare il metabolismo e il sistema immunitario». E se i suoi figli contagiassero altri bimbi? «Non è capitato, io non ragiono con i se. Capita di ammalarsi e allora ci si cura. Fa parte della vita: di certo però non è normale iniettarsi la malattia a pochi mesi, obbligare un neonato ad entrare in contatto con virus che probabilmente non vedrebbe mai in vita sua».
Donolato Due o tre incontri alla settimana nelle case di famiglie con neonati