Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

La vita di Van Gogh La Basilica svela le dieci sale hi-tech

- Elfrida Ragazzo

Luci a led realizzate appositame­nte, calibrate sulla misura dei quadri. Il plastico del manicomio di Saint Remy, spunto per i capolavori sul paesaggio, che domina una sala intera. All’ingresso il confronto tra disegno e dipinto, pronto ad offrire subito una panoramica sull’evoluzione stilistica. I lavori sono ancora in corso, tra opere da appendere ed esperti che ne verificano lo stato di conservazi­one dopo il trasporto, ma tutti i quadri sono già arrivati e il salone della Basilica Palladiana di Vicenza sta pian piano perdendo le sembianze di un «cantiere» per prepararsi ad essere, fino all’8 aprile del prossimo anno, il prezioso contenitor­e della mostra dedicata a Van Gogh. Ad una settimana dall’apertura dell’esposizion­e (in calendario il 7 ottobre) sul pittore olandese curata da Marco Goldin (in foto) di Linea d’Ombra, ieri sono stati svelati i primi dettagli. L’illuminazi­one è certamente uno dei punti forti dell’allestimen­to, secondo gli organizzat­ori: studiata dall’azienda vicentina Bibetech, sembra far uscire la luce dal retro del quadro, mentre i fari sono posti frontalmen­te, regolati in base alle dimensioni. Attirano l’attenzione anche il plastico dell’ospedale psichiatri­co Saint Paul de Mausole, dove Van Gogh passò un anno prima del suicidio nel 1890, e la sala cinema dove verrà proiettato un film sulla vita tormentata dell’artista.

Le dieci sale di «Van Gogh. Tra il grano e il cielo» scorrono tra disegni (86) e dipinti (43). Ci sono i ritratti delle persone care: la sorella, la mamma, la prostituta di cui si infatuò, ma anche l’ospite dell’ospizio dell’Aia che fece da «modello», oltre ai seminatori e agli zappatori. Proprio queste figure danno il benvenuto al visitatore della mostra: c’è il disegno, datato 1880, e il dipinto, del 1889. Non mancano i paesaggi con i covoni di paglia e i corvi, i vigneti, l’erba medica e i papaveri. Ma, soprattutt­o nella prima parte della mostra, si entra anche nel vivo del «primo» Van Gogh, con gli esperiment­i fatti dopo le lezioni di pittura su olio e acquerello. Alle pareti, infine, non mancano gli scritti lasciati dal pittore, i più intensi sono quelli al fratello Theo.

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