Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Cercava sua madre La risposta in una lettera «Non volevo averti»
«Non volevo averti, sei il simbolo di una violenza». È quanto riporta la lettera anonima ricevuta dalla ragazza di Falcade (Belluno) che cercava la sua madre biologica. «Credo sia autentica» ha commentato.
FALCADE (BELLUNO)Quella
mattina toccava a lei aprire lo studio da parrucchiera a Falcade, dove lavora. Il postino, incrociato per caso, le aveva consegnato alcune lettere. Normale routine. Ma su una di esse comparivano l’indirizzo del locale e il suo nome scritti a mano. L’aveva aperta con uno strano presentimento. Dentro, un foglio battuto a computer, anonimo. «Luisa, innanzitutto non ho scelto io di chiamarti così – iniziava la lettera – non ho nemmeno scelto di averti, per me sei solo la più dolorosa ferita che ho avuto a 18 anni, altro che madre naturale».
Luisa Velluti è una ragazza che abita a Falcade con i genitori adottivi Lory e Secondo. Lavora come parrucchiera in uno studio locale. Durante la sua vita ha cercato in tutti i modi di contattare la donna che l’ha partorita e poi abbandonata all’ospedale di Montebelluna il 6 marzo di 29 anni fa, senza mai riuscirci. Almeno fino ad oggi. Raggiunta la maggiore età, Luisa aveva cercato invano qualche informazione in internet. Sette anni dopo si era rivolta al tribunale dei minori di Venezia che aveva rintracciato la madre biologica ma la donna non aveva voluto partecipare a nessuna udienza. Un mese fa la decisione di rivolgersi a «Chi l’ha visto?» per ottenere più visibilità e nella speranza che, vedendola, quella donna decidesse di incontrarla. Dopo l’intervista però la situazione non era cambiata. Poi una chiamata dalla redazione di un programma Mediaset e una video-intervista. Dieci giorni fa, la lettera anonima.
«Mi era venuto un sesto senso che potesse essere lei – spiega Luisa – non potevo però immaginare queste parole. Soprattutto l’inizio. Ormai conosco le frasi a memoria, l’avrò letta più di cento volte. Mi ha letteralmente tagliato le gambe». Chi ha scritto l’ha fatto senza peli sulla lingua, con un risentimento nei confronti di Luisa che non sembra trovare giustificazioni. «Ero una ragazza più giovane di come sei tu ora – continua la lettera – tutto sognavo e tutto potevo sperare ma non certo la violenza che ho subito e di cui tu sei il simbolo». Alla trentenne di Falcade è caduto il mondo addosso. Accanto al suo dolore sono sorti però dei dubbi sulla persona che potrebbe aver spedito la lettera. «Non penso sia qualcuno che voglia divertirsi e fare uno scherzo di cattivo gusto – ha chiarito Luisa – secondo me l’ha scritta lei o qualcuno che le è vicino. Non posso neanche dire se sono veri i fatti descritti e quindi la violenza. Resta tutto il mio malessere».
Nell’ultima parte del foglio compare la richiesta della presunta madre di non cercarla e di non sbandierare la storia pubblicamente. «Rispetta il mio dolore e la mia solitudine. Se avessi avuto anche solo una buona ragione per volerti vedere avrei risposto agli appelli del Tribunale dei minori, non trovi? Se accetti un consiglio, non da una madre ma da una donna ferita, non giocare mai con la vita degli altri e nemmeno con la tua».
La giovane bellunese è ferita. «Nella lettera mi chiede di lasciarla nel dolore – ha spiegato Luisa – Perché dovrebbe continuare a vivere così? Lei ha sofferto per la violenza subita ma la questione riguarda entrambe. Anch’io ho sofferto molto. Ero disponibile ad aiutarla e a darle la mano per superare il dolore insieme, ma ormai è finita». La volontà di proseguire nelle ricerche si è spenta. «Da un lato avrei voglia di vederla ancora, dall’altro mi ha fatto star male – ha concluso Luisa – se voleva la privacy poteva continuare a rimanere nell’anonimato e non scrivermi queste parole. Immaginavo una lettera più dolce sinceramente. Se le sue richieste sono queste sarà accontentata».
Senza firma Anonima, dai toni duri, c’è anche il sospetto che la lettera sia falsa: «Mi ha distrutto»