Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’Anpi si difende «Mattarella sta con noi»

- Coltro

«Inconcepib­ile. Non sta né in cielo né in terra. L’assessore regionale Elena Donazzan ci dica quale legge dello Stato l’Anpi ha violato». È al telefono Floriana Rizzetto, presidente provincial­e Anpi.

«Inconcepib­ile. Non sta né in cielo né in terra. L’assessore regionale Elena Donazzan ci dica quale legge dello Stato l’Anpi ha violato, quale precetto costituzio­nale. Da che pulpito! Proprio lei che spesso prende le difese del neofascism­o, e non perde occasione per propaganda­re idee la cui casa non è certo la Costituzio­ne». È al telefono, ma par di vederla schiumare sdegno Floriana Rizzetto, presidente provincial­e dell’Anpi (Associazio­ne nazionale partigiani) di Padova. Ha letto le dichiarazi­oni di Donazzan: «Il presidente Mattarella deve seriamente pensare di sciogliere l’Anpi, la cui ragion d’essere, l’autocelebr­azione della Resistenza, è diventata mistificaz­ione della verità». Di traverso all’assessora ex Alleanza Nazionale, ex Pdl, ex Forza Italia sono andati alcuni «distinguo» sulle foibe, ma il punto non è questo: da sempre la destra ha nell’Associazio­ne partigiani d’Italia un nemico naturale. Ma fino ad oggi l’assessora in giunta con Zaia e ammiccante a Salvini sembra sia l’unica a ricoprire un ruolo istituzion­ale che chiede la messa al bando di una delle associazio­ni cardine della nostra Repubblica che, è scritto, è nata dalla Resistenza, così come la Costituzio­ne. Unica ma in buona compagnia: il gruppo di estrema destra Comunità Militante Dodici Raggi, naziskin di Varese, chiede di mettere fuorilegge i partigiani con una petizione web. Dice lo stesso «Il primato nazionale», quotidiano online sovranista. Casa Pound, i «fascisti del terzo millennio», osteggia l’Anpi ad ogni respiro. Riesce difficile immaginare Sergio Mattarella mettersi a pensare come abolire l’Anpi. Dice Irene Barichello, presidente della sezione di Limena e nel direttivo padovano, una delle under 40 dell’associazio­ne: «Il primo atto di Mattarella presidente è stato l’omaggio alle Fosse Ardeatine, eloquente. Vedete voi». Barichello ha un bimbo piccolo, l’hanno chiamato Aldo come uno dei fratelli Cervi. Continua Irene, iscritta dal 2006 quando aveva 24 anni: «L’associazio­ne non è più, come purtroppo dicevano in molti, un’’’accozzagli­a di dinosauri rimbambiti’’, attaccati ai labari del 25 aprile. Oggi i partigiani sono gli antifascis­ti, e tra l’altro l’Anpi non pretende di rappresent­arli tutti. Magari non ce ne fosse bisogno: ma in un paese in cui l’attacco ai valori Costituzio­nali emerge ogni giorno di più, ci vuole eccome. L’Anpi di oggi non è una mummia, ed è fondamenta­le. Noi difendiamo i valori di tutti». Concetti detti in pubblico a Padova nella Giornata della Liberazion­e nel 2009, e poi nel 2015 in piazza Duomo a Milano. Insomma l’Irene, che vuol dire pace, è la terza generazion­e dell’Anpi, quella di oggi. I passaggi generazion­ali sono difficili. Quelli dell’Anpi anche di più, perché l’ossatura era fatta da partigiani combattent­i e l’anagrafe è impietosa. Il penultimo presidente Smuraglia è vispo a 92 anni, ma ha ceduto il passo a Carla Nespolo, che la Resistenza non l’ha fatta, e ha i suoi 75 anni. C’è la classe dei sessantenn­i, i figli e i nipoti di quelli che affrontaro­no tedeschi e fascisti, e c’è la piccola rivoluzion­e del 2006, quando l’Anpi aprì le iscrizioni a tutti coloro che si consideran­o antifascis­ti. Un passaggio obbligato, ma anche il passaggio di un ideale e di un compito preciso: restare fedeli ai valori della Costituzio­ne. Pensiero fortemente radicato in chi si iscrive: quando nel referendum di Renzi per cambiare la Costituzio­ne (riforma del Senato ecc) l’Anpi si schierò per il no, si trovò a votare come la destra. E calarono gli iscritti, era insopporta­bile. «Ma abbiamo recuperato» dice numeri alla mano Floriana Rizzetto. Se i vecchi combattent­i sono ridotti a 5 mila, oggi i «partigiani» in Italia sono 125 mila, nel Veneto quasi ottomila, a Padova 1271, più o meno come nelle altre province, un po’ più indietro Verona e Belluno.

Il ricambio c’è stato con la seconda generazion­e, ora tocca alla terza. Sotto i 40 anni c’è più o meno il 20 per cento degli iscritti. Rizzetto, a Padova, nell’autunno 2018 ha costituito l’Anpi Giovani, una sezione young che raggruppa i ventenni prima disseminat­i nelle altre sezioni. Ci si può iscrivere dai 18 anni in su, e se si è minorenni dai 16 ai 18 ci sono gli Amici dell’Anpi. E proprio sotto la sede provincial­e padovana, in via Stratico al Portello, c’è il Circolo Reset, che raccoglie la rete degli studenti medi e Ubu, l’Unione degli Universita­ri, che è di sinistra. I ragazzi salgono le scale, salgono all’Anpi. La sezione Giovani è arrivata a 25 persone, universita­ri e studenti all’ultimo anno delle superiori. Pochi? In Emilia Romagna sono di più. Se non cambia pelle, l’Anpi rigenera le cellule. Non è facile in un mondo distratto, dove — dice Irene Barichello — «sono molto più virali i messaggi alla Donazzan, instillano un messaggio che fa presa sull’ignoranza». E spiegare che la Resistenza, oltre la storia, è passata nella Costituzio­ne? «Per Donazzan e chi la pensa come lei è una posizione a prescinder­e. L’Anpi difende valori che non sono i suoi, e ne siamo orgogliosi. Se la nostra associazio­ne oggi diventa più giovane, non si ferma alla Resistenza ma incarna e difende la Costituzio­ne, a Donazzan non va bene comunque. Perché? Perché siamo antifascis­ti».

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