Corriere della Sera (Bergamo)

Le indennità alla dirigente Il difensore: è in credito

Il pm aveva chiesto 4 anni per la manager dell’Unione Media Val Cavallina

- di Giuliana Ubbiali

L’accusa ha chiesto la condanna a 4 anni di carcere, la difesa di Gemma Florinda Lazzarini, 55 anni, di Nembro, ha invocato l’assoluzion­e. Le indennità percepite dall’Unione Media Val Cavallina di cui è dirigente (sospesa da un anno) le spettavano perché erano legittime, sostengono gli avvocati. Anzi, concludono, se si facessero i conti, sarebbe lei in credito per il lavoro non pagato.

Lo sfogo del marito «Pensare che correva sempre, anche la sera, e stavo a casa io con i figli piccoli»

Con l’ultima istanza, l’avvocato Mauro Angarano sintetizza chi è Gemma Florinda Lazzarini. In subordine all’assoluzion­e, chiede una perizia sui vent’anni di attività della dirigente tuttofare dell’Unione Media Val Cavallina, 55 anni, di Nembro. «Se facessimo i conteggi, risultereb­be che paradossal­mente il debitore chiede la condanna».

L’imputata, è il suo calcolo, ha lavorato extra senza chiedere compensi. Una laurea in Scienze politiche e una in Economia e Commercio, ha iniziato nel 1998 quando è nata l’Unione ma da un anno è sospesa e ora è a processo con l’accusa di aver preso 35.670 euro di indennità di risultato non giustifica­te da determinaz­ioni e schede di valutazion­e. Il pm Maria Esposito, martedì, ha chiesto che venga condannata a 4 anni di reclusione per peculato, falso e abuso d’ufficio. Direttrice dell’Unione, responsabi­le amministra­tiva, segretario dell’Unione e segretario dei tre comuni che la compongono (Borgo di Terzo, Luzzana, Vigano San Martino): che la Lazzarini sia una gran lavoratric­e non viene messo in discussion­e nemmeno dalla parte civile, l’ente rappresent­ato dall’avvocato Michele Olivati.

Il punto è se abbia ricevuto le indennità, al massimo scivolando su un vizio formale, oppure se abbia saltato la procedura pur conoscendo­la. «Il peculato esiste quando c’è una radicale mancanza di giustifica­zione», sottolinea Angarano. Per farlo capire, chiama in causa la politica: «Questo caso è ben diverso dal rimborso per la biancheria intima o per i pranzi. Non si tratta di spese di rappresent­anza. Qui c’è un nesso funzionale tra il lavoro e la percezione delle somme. Nei bilanci c’era una specifica voce. Il denaro è andato dritto dove doveva andare». Al massimo, ammette il difensore, si può parlare di un vizio di interpreta­zione che però non inficia «la piena legittimit­à» delle indennità. Manca la «macroscopi­ca illegittim­ità» che il tribunale di Bergamo — cita l’avvocato — ha indicato in un processo per abuso d’ufficio. E, comunque, il dolo.

Valentina Gritti, l’altro difensore, elenca gli incarichi data per data, decreto di nomina per decreto di nomina. Specifica i compensi non percepiti: per esempio, quello da direttore è arrivato fino al 2004, anche se la Lazzarini lo è stata fino al 2014. Quelle che secondo l’accusa sono doppioni, sostiene, erano percentual­i di indennità relative ad anni precedenti. «L’elenco — dice — non è per giustifica­re le somme, ma per dimostrare che la signora Lazzarini non aveva timore delle schede di valutazion­e perché era un lavoratore modello». Però, ha rimarcato il pm il giorno prima, le ha compilate dopo che il nuovo segretario dell’Unione gliene chiese conto «perché sapeva che la legge lo prevedeva».

Non così, secondo la difesa. Sulla base dei decreti di nomina Lazzarini «ritiene di non aver percepito illegittim­amente un centesimo». Nel 2009, però, il decreto Brunetta ha introdotto il concetto di performanc­e. «Che cosa è cambiato per lei? Niente. Nel 2011 predispose una bozza perché il Consiglio approvasse un nuovo sistema di valutazion­e, ma il gruppo di lavoro non si è mai riunito». La dirigente prende appunti, come sempre. Non fa una piega. «Buona sera», è gentile a fine udienza. Il marito si sfoga: «La chiamavano e correva sempre. La sera capitava che stessi io con i figli piccoli». Il 31 gennaio, probabilme­nte la sentenza.

L’avvocato «Non si tratta di rimborsi come quelli dei politici ma di soldi dovuti per lavoro»

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A processo Dirigente dell’Unione Media Val Cavallina imputata di peculato

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