Corriere della Sera (Bergamo)

TUTTO GIÀ SENTITO

- Di Simone Bianco

Maltempo, disastro, giri in elicottero sui luoghi della tragedia, dichiarazi­oni rassicuran­ti: «Faremo presto». Lo schema si ripete da decenni e sappiamo anche cosa viene dopo: niente. La faccia e la voce di Berlusconi, Renzi, Salvini si sono sostituite nel corso dei decenni, in un beffardo ripetersi di promesse impossibil­i da mantenere, di terremoto in terremoto, di alluvione in alluvione. È una commedia brutta, amara, che alla lunga dà la nausea quando si toccano certi vertici di retorica discount: «Un piano Marshall per il dissesto idrogeolog­ico». Tutto già sentito. Nei giorni in cui da Belluno a Palermo l’Italia viene giù, a voler credere agli annunci, dovremmo vedere la manovra economica del governo cambiare: naturalmen­te non succederà, tolti i fondi per l’emergenza, il grosso dei soldi vanno per le bandiere elettorali degli alleati giallo-verdi, abolizione della Fornero e reddito di cittadinan­za. La storia recente dice che, anche a Bergamo, dopo ogni frana e ogni crollo passano mesi, anni, prima che lo Stato o la Regione riescano — dietro insistenze del territorio — a mettere insieme cifre appena sufficient­i per ripristina­re le situazioni più gravi. I fondi per gli interventi a lungo termine, magari meno vistosi, sono una quota sempre secondaria. La provincia, secondo un primo calcolo ha lasciato sotto il diluvio 16 milioni di euro. E se nessuno si è fatto davvero male, tra alberi caduti e strade sbriciolat­e, è stato solo per puro caso.

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