Com’è cambiata la casa
Alla Triennale una mostra interattiva sull’abitare contemporaneo Dalle residenze d’artista alle interpretazioni di chi un tetto non ce l’ha
L’idea del curatore, Stefano Mirti, è nata dalla volontà di intercettare gli innumerevoli modi di vivere la casa di oggi, dove per «casa» si intende più un’esperienza che un luogo. Architetto, designer, insegnante, Stefano Mirti, in ogni progetto aggiunge il suo sguardo attento sull’innovazione. E a proposito del periodo di innovazione che stiamo vivendo, l’idea del curatore è che non riguardi solo la tecnologia, ma i costumi, i modelli sociali e le abitudini quotidiane. La casa, in particolare, è diventata anche luogo di ospitalità, ufficio, ristorante privato e molto altro. Ecco perché la mostra che si inaugura stasera alla Triennale affronta il tema ponendo delle domande, senza dare (esplicitamente) delle risposte.
«999. Una collezione di domande sull’abitare contemporaneo» è un progetto espositivo in divenire, cominciato ancora prima della data di inaugurazione. Per rispondere al bisogno di raggiungere più visioni possibili, le più disparate e le più lontane sul tema dell’abitare, si è scelto di affiancare al curatore altri 50 co-curatori in grado di creare una rete di contatti ramificata e di sviluppare un vero e proprio racconto a più voci. Sulle relative pagine dei social media (Facebook e Instagram), create in collaborazione con LifeGate, ogni giorno sono pubblicati dei video-teaser, di Pierluigi Anselmi, che interpretano le domande dei curatori e di tutte le persone interessate, mentre il sito internet (999domandesullabitare.org) è un archivio aggiornato in tempo reale dove, chi vuole, partecipa al progetto collettivo digitando la propria domanda. In alternativa, l’evento si potrebbe anche descrivere come una sorta di piccolo festival, da visitare più volte. Accanto alle parti espositive fisse, infatti, ne sono previste alcune che, via via, saranno modificate, oltre a un ricco calendario di workshop, convegni, incontri, performance, esperienze culinarie e conferenze.
L’allestimento, a cura della designer croata Petra Tikulin, è una sorta di cantiere con una struttura modulare formata da tubi Innocenti. Il visitatore segue un percorso che si snoda tra numerosi temi, quali, per esempio: le sei residenze d’artista curate da Base Milano; la presenza degli spiriti-antenati tra le mura domestiche sviluppata da uno studio di architettura di Bangkok; la casa vista da un malato di Alzheimer; la scala condominiale come chiave di volta del progetto, secondo il gruppo di lavoro di Taiwan; una ricerca sull’alga spirulina e sulle modalità di nutrizione future portata avanti dal Politecnico con la facoltà di biologia, fino ad arrivare all’interpretazione dell’idea di abitare di chi una casa non ce l’ha. Come racconta Stefano Mirti: «è vietato non toccare, si tratta di uno spazio di conversazione, arricchimento, scambio. L’antico proverbio cinese “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” viene qui trasformato in una mostra».
Il progetto work in progress è nato con l’idea di fotografare l’innovazione in corso