Corriere della Sera (Brescia)

Francesca Archibugi «Il mestiere di raccontare»

A «Sguardi Altrove» la regista e sceneggiat­rice romana con due lezioni d’autore

- Giancarlo Grossini RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Come si prepara una doppia lezione di cinema? Lo chiediamo alla romana Francesca Archibugi, regista che salirà in cattedra a Milano per due giornate (mercoledì 14 alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, e giovedì 15 allo Iulm) e che riceverà anche un Premio alla Carriera (giovedì 15 alle 21, all’Oberdan). Tutto nell’ambito del 25° «Sguardi Altrove-Internatio­nal Women’s Film Festival che si tiene da oggi al 18 marzo all’Oberdan».

«Far lezione per me significa da sempre rivolgermi a chi mi sta di fronte ponendogli una domanda iniziale, che mi serve per sviluppare il discorso successivo. Al pubblico chiedo “Che film vi piacciono?”.

Perché è importante saperlo?

«Perché il cinema è sconfinato, è un territorio dove le diversità di intendere vita e mondo si confrontan­o, e solo sapendo quali film vengono più apprezzati riesco a capire con chi ho a che fare, siano studenti o spettatori. Poi proseguirò con la chiave di volta del mestiere di regista, invitando tutti a trovare il proprio metodo di lavoro».

E lei lo ha trovato?

«Mi sento ancora insegnante di me stessa, tutti dovremmo sempre esserlo perché gli esami non finiscono mai, e il metodo si rivela sempre una scoperta continua di quel che ci sta attorno».

Oltre a dirigere, lei scrive: ha sceneggiat­o il suo ultimo «Gli sdraiati», e anche due film di Virzì, «La pazza gioia» e «Ella & John-The Leisure Seeker». Quale dei due mestieri preferisce?

«Il set è irresistib­ile, eppure se devo essere sincera, i primi passi sono stati quelli della scrittura sulla pagina. E il primo amore non si scorda mai. Sono convinta che i grandi maestri anche nel cinema sono i grandi scrittori, da Dickens a Dostoevski­j».

Lei si cimentò anche con un testo teatrale di Moravia quando nel 1989 fu fra gli sceneggiat­ori di «La cintura» di Giuliana Gamba.

«Sì, ma tanto tempo fa, per me ormai appartiene alla storia. Il film lo ricordo perché il contratto fu uno dei primi che mi venne pagato».

Oggi si parla tanto di firme messe su contratti ma in cambio di prestazion­i sessuali. Che cosa ne pensa?

«Mi definisco una combattent­e, sono sempre in movimento e mi curo senza neppure andare dal parrucchie­re. Penso che smascherar­e chi stava a capo di una piramide di interessi del grande schermo sia stato logicament­e importante. Ma vorrei che si cambiasse modo di presentare la donna; mi piacerebbe che la ribalta dei media non fosse sempre occupata dal sesso, e anche nei momenti di protesta non dovesse venir fuori il corpo della donna. Lo trovo umiliante e che ingiusto. E fonte di confusione».

Progetti nuovi? «Tanto per non cambiare abitudine, sto scrivendo con molta foga per riuscire in autunno a cominciare un nuovo film».

Sul caso Weinstein «Dovrebbe cambiare il modo in cui la donna è presentata dai media, con il corpo femminile quasi sempre oggetto»

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La regista Francesca Archibugi, 58 anni, ospite d’onore della rassegna «Sguardi Altrove». Il suo esordio alla regia è «Mignon è partita» del 1988
Tre David La regista Francesca Archibugi, 58 anni, ospite d’onore della rassegna «Sguardi Altrove». Il suo esordio alla regia è «Mignon è partita» del 1988

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