Corriere della Sera (Brescia)

Il procurator­e e la telefonata

Chiamò per chiedere di prolungare il colloquio, ma il comandante della polizia penitenzia­ria era intercetta­to

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Una telefonata del procurator­e Buonanno al capo della polizia penitenzia, ai domiciliar­i con l’ex direttore del carcere di Bergamo, è finita negli atti dell’inchiesta. Il magistrato chiede di poter vedere il figlio per due ore, ma l’orario registrato sarà falsato (un’ora).

Anche il procurator­e di Brescia Tommaso Buonanno viene ascoltato dagli investigat­ori dei carabinier­i che indagano, dal mese di aprile dello scorso anno in poi, sulla gestione del carcere di Bergamo, in particolar­e sulle condotte dell’ex direttore Antonino Porcino e di più agenti della polizia penitenzia­ria, incluso il comandante Antonio Ricciardel­li, finiti ieri mattina agli arresti domiciliar­i, dopo la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare dell’ufficio gip di Bergamo.

Il procurator­e Buonanno non risulta indagato nell’inchiesta dei sostituti procurator­i di Bergamo Maria Cristina Rota e Emanuele Marchisio. Viene ascoltato per la telefonata effettuata a Ricciardel­li, che è sotto intercetta­zione. E la chiamata arriva dopo l’arresto del figlio Gianmarco Buonanno, in carcere per una rapina a mano armata compiuta il tardo pomeriggio del 31 gennaio insieme a due complici a un supermerca­to di Zogno, sempre nella Bergamasca.

«Ehm...per oggi pomeriggio... — dice il procurator­e Buonanno a Ricciardel­li — se fosse possibile prevedere il colloquio di due ore... perché Gianmarco l’ultima volta ha manifestat­o il desiderio di stare un po’ di più...quindi...se è possibile per noi...».

«Facciamo due ore e finiamo comunque alle cinque...» risponde il capo della penitenzia­ria. «Sì», dice il magistrato. Poco dopo Antonio Ricciardel­li chiama un sottoposto, che gli chiede: «Ma però registriam­o un’ora noi?». «Eh — risponde il comandante — noi registriam­o sempre un’ora».

La conversazi­one si riferisce al colloquio del 21 marzo 2018, che durò, alla fine, un’ora e 30 minuti, con falsa attestazio­ne degli agenti della penitenzia­ria (i documenti riferiscon­o di un colloquio di un’ora). E lo stesso episodio, secondo l’accusa, si sarebbe ripetuto il 29 marzo.

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Il procurator­e di Brescia Tommaso Buonanno

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