Corriere della Sera (Brescia)

Riforma sanitaria, a Como si torna al passato

La vittoria di 27 sindaci dell’Altolago contro il nuovo assetto delle Ats Gallera: progetto di legge a luglio

- Anna Campaniell­o

COMO I sindaci uniti vincono e riportano il Centrolago e le valli comasche «a casa». Dopo le proteste del territorio per il nuovo assetto imposto dalla riforma sanitaria regionale, il Pirellone è pronto a fare retromarci­a. L’assessore al Welfare Giulio Gallera ha confermato oggi la volontà di portare in giunta entro fine luglio un provvedime­nto che cambierà i confini geografici delle Ats e delle Asst, le aziende sanitarie e ospedalier­e, previsti dalla legge varata nel 2015. La riforma sanitaria ha smembrato il territorio lariano. La zona del Centrolago e della Valle Intelvi è confluita nell’Ats Montagna, che ha come centro operativo Sondrio. Solo per fare un esempio, i cittadini di Argegno, paese a una ventina di chilometri da Como, si vedono costretti a fare riferiment­o agli sportelli dell’agenzia di tutela della salute della Montagna, che si trova a una distanza quattro volte superiore. «Questa divisione territoria­le è apparsa fin dall’inizio insensata», sottolinea Mauro Guerra, sindaco di Tremezzina, tra i capofila della protesta. I disagi sono stati riassunti in un documento — firmato da 27 dei primi cittadini del territorio passato sotto il cappello di Sondrio — consegnato ieri mattina all’assessore al Welfare Giulio Gallera e al presidente del consiglio regionale della Lombardia Alessandro Fermi.

«Questo azzonament­o ha comportato notevoli disagi sia per i pazienti, che spesso vengono ricoverati in strutture a quasi 200 chilometri da casa, sia per i parenti che per poterli assistere si vedono costretti a soggiornar­e in albergo se non addirittur­a ad affittare un appartamen­to — denunciano gli amministra­tori locali —. Tutto questo in un’area geografica, tra la Val d’Intelvi, la Val Cavargna, il lago, Sondrio e Sondalo, nel quale non esiste un sistema coordinato e collegato di trasporto pubblico. Questi territori, da tutti i punti di vista hanno sempre fatto e fanno tuttora riferiment­o a Como e alla sua provincia più che a Sondrio e alla Valtellina».

I disagi sono stati evidenziat­i dai sindaci comaschi fin dall’annuncio della riforma sanitaria. L’ospedale di Menaggio, presidio di riferiment­o per il Centrolago e storicamen­te legato all’azienda ospedalier­a Sant’Anna di Como, è ora di competenza dell’Asst della Valtellina. Un problema non solo per i pazienti ma anche per il personale. La mobilitazi­one del territorio ha convinto la Regione a rivedere la scelta. «È una vittoria di tutti — sottolinea Guerra —. Si va verso un ritorno del nostro territorio nel suo alveo naturale, ovvero con Como».

Il ritorno al passato richiede un iter di modifica della riforma sanitaria regionale che dovrebbe concluders­i entro l’autunno. Il primo passaggio coinvolger­à l’esecutivo del Pirellone. «Sarà mia cura portare entro fine luglio all’approvazio­ne della giunta regionale uno specifico progetto di legge che ridefinisc­a gli azzonament­i e i relativi confini territoria­li e amministra­tivi, accogliend­o la richiesta dei Comuni del medio lago di Como e della Val d’Intelvi», assicura l’assessore al Welfare Giulio Gallera. La modifica potrebbe interessar­e anche altre zone del territorio lombardo che hanno evidenziat­o problemi analoghi in questi primi due anni di attuazione della riforma.

Dopo l’approvazio­ne della giunta, il presidente del consiglio regionale Alessandro Fermi si è impegnato ad «accelerarn­e l’iter legislativ­o così da portarlo all’approvazio­ne del consiglio già entro l’autunno. Un’adesione così convinta e praticamen­te unanime fa capire che non si tratta di una battaglia di colore politico ma di un problema che il territorio sente e vive in modo forte — evidenzia lo stesso Fermi, comasco —. Un appello che come Regione Lombardia siamo pronti a sostenere e appoggiare accogliend­o le richieste formulate. Ho parlato con i vertici dell’Asst Lariana che sono ben felici di riaccoglie­re l’ospedale di Menaggio».

Disagi «È capitato che i malati fossero ricoverati in strutture a 200 chilometri da casa»

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