Duno, fallito il referendum per la fusione con Cuveglio «Ha vinto il campanilismo»
VARESE «Campanilismi e paura del cambiamento». Non ha dubbi Francesco Paglia, il sindaco uscito sconfitto dal referendum di Duno che avrebbe dovuto rappresentare il cambio di marcia per lo sviluppo del paese più piccolo del Varesotto e che invece ha voltato le spalle all’ipotesi di fondersi con Cuveglio, il centro più grande del fondovalle. Un voto che ha per certi versi sorpreso viste le aspettative di poter incamerare parecchi fondi statali e spendere gli avanzi di bilancio da qui ai prossimi 10 anni.
Il referendum in paese non è passato per pochi voti: 38 i no, 33 i sì, con un’affluenza del 64%, ben diversa da quella dei vicini, dove meno di tre persone su 10 sono andate a votare. Ma cosa è successo nel segreto dell’urna? Secondo il sindaco di Cuveglio, Giorgio Piccolo, gli oppositori al referendum «hanno saputo parlare alla pancia della gente e l’alto tasso di astensionismo deve aprire un lungo periodo di riflessione». Tutte le fusioni degli ultimi anni in provincia sono fallite. Tranne una, quella che ha portato alla nascita di Maccagno con Pino e Veddasca dove tre comuni diventarono un’unica entità amministrativa e si verificò l’esatto contrario di quanto accaduto in Valcuvia: nel paese più isolato e lontano, Veddasca, vi fu un plebiscito: 90% alle urne e quasi tutti votarono «sì». Oggi il sindaco è contento: «Sono convinto sostenitore delle fusioni — spiega Fabio Passera — ma il voto di tre giorni fa ci dice apertamente che le comunità non sono pronte a procedimenti come questi. Forse bisogna aspettare. O forse va cambiata la legge elettorale: è impensabile che così poche persone possano decidere per la maggioranza».
La questione appassiona anche gli studiosi. Per Emanuele Boscolo, ordinario di Diritto amministrativo all’Università dell’Insubria «le ragioni del campanile non pezzo di sistema che conta ancora, per la paura che il sindaco non ci riceva più o che non si possa avere rapporto diretto con gli amministratori».