Ecco l’assalto quotidiano alle piste ciclabili in città
Trecroci: «Un pericolo per i ciclisti, i vigili non fanno alcun controllo»
«Ciò che manca è il puro e semplice rispetto della legge».
Davanti alle scuole di Brescia le piste ciclabili sono invase dalle automobili dei genitori degli studenti: quando scocca la campanella di fine lezioni, i veicoli sono già parcheggiati in maniera abusiva rendendo impossibile il passaggio ai ciclisti. E diventa impossibile percorrere la striscia d’asfalto per le due ruote. «È dalla metà di settembre che abbiamo avvisato l’amministrazione, ma finora – conferma il presidente di Legambiente Carmine Trecroci – non è successo nulla».
Auto in sosta selvaggia si incontrano davanti al liceo Calini (in via Montesuello), sulla ciclabile che corre in parte a viale Bornata e raggiunge l’Istituto Pastori e, infine, lungo via Zadei, arteria residenziale che raggiunge l’ospedale Civile alle spalle. I vigili — sempre stando alla denuncia di Trecroci — non si fanno vivi nonostante le telefonate. Di multe non se ne vedono. Eppure ci sono le fotografie a documentare quella che è una violazione quotidiana del codice della strada. Non solo, così facendo diventa pericoloso girare in bicicletta. E questo è paradossale, considerando quanti soldi l’amministrazione di Emilio Del Bono e dell’assessore Federico Manzoni abbiano investito sulle infrastrutture per le due ruote.
Se Brescia è tra le città con il più alto tasso di piste ciclabili, è pur vero che i suoi utenti sono ancora pochi. Ma questo dimostra che «non basta costruire le piste per avere una città più sostenibile. Serve una maggiore sicurezza per pedoni e ciclisti» osserva Legambiente. La riduzione di velocità del traffico si costruisce copiando il modello di via Branze. Ma, prima di tutto, facendo rispettare le regole: al Calini, poco distante dall’ingresso della metropolitana di San Faustino, la ciclabile è utilizzata come un parcheggio. Non una né due né tre, bensì una dozzina di auto in sosta. Come se nulla fosse. E se ciò non bastasse, auto che sfrecciano ben oltre i limiti di velocità. «Altro che 50 chilometri orari, servirebbero i trenta. Oppure, con una scelta più coraggiosa, bisognerebbe istituire aree pedonali davanti alle scuole dove l’accesso – dice Trecroci – è vietato. Quantomeno nelle ore di ingresso e uscita degli alunni».
Ma il presidente di Legambiente ricorda che in Europa ci sono città dove le isole carfree davanti alle scuole le hanno istituite in modo permanente: Copenaghen, Friburgo, Berlino. Un passo avanti sarebbe quello delle isole pedonali «a tempo», come accade a Orzinuovi. Si risolverebbe così il caos di veicoli (e i relativi ossidi di azoto dei loro gas) in zone congestionate come le scuole di viale Piave, le scuole medie di Mompiano, il Pastori di viale Bornata, le elementari LanaFerrari e altri istituti di via Zadei. Una strada, quest’ultima, dove i ciclisti sono costretti a fare gli slalom tra le auto in sosta abusiva sulle ciclabili. Mettendo a repentaglio la propria sicurezza.
Emblematica la videotestimonianza di Paolo Gaffurini, specialista di scienze motorie e da anni preparatore atletico di chi, tra i disabili, sceglie l’handbike, la bici a tre ruote. L’ultima di una serie di testimonianze-denuncia sui social risale a ieri pomeriggio, ore 15.50. Gaffurini, con telecamera a bordo, percorre la ciclabile di via Zadei all’altezza della scuola primaria 28 maggio. Ed è un zig zag continuo. A breve suonerà la campanella. E la fila di auto in sosta sulla ciclabile aumenta metro dopo metro. «Se qui, davanti a questa scuola, non è ancora accaduto nulla di grave o spiacevole, io penso che sia dovuto solo al caso o forse alla protezione di cui godono i bambini. Che, in fin dei conti, nulla c’entrano con la maleducazione dei loro genitori». Con una certezza: «Urgono interventi immediati».