Depuratore sul Chiese, residenti e sindaci preparano una marcia
Il Chiese come il Piave? Un secolo dopo Armando Diaz è il sindaco di Muscoline Davide Comaglio a organizzare altri ranghi, quelli sempre più folti dei contrari all’ipotesi di un depuratore in Valsabbia.
Nella partecipatissima assemblea organizzata a Muscoline, con intervento di amministratori valsabbini e della minoranza locale, qualcuno sospetta che «l’unica scelta chiara sia di depurare i liquami e sversarli nel Chiese. Al luogo penseranno dopo».
Ironia a parte, le questioni sul tavolo hanno raccolto generale consenso, incluse le perplessità sull’atteggiamento di Aato di Brescia (con marcato sarcasmo sulla «signorilità degli uffici al 12esimo piano del Crystal Palace»), che pure include tutti i comuni e la stessa Provincia. Comaglio e colleghi attendono da 15 giorni la convocazione per chiarimenti e nel frattempo hanno fatto richiesta di accesso agli atti, «una situazione singolare visto che si tratta di enti pubblici membri dello stesso ente». Il ritornello è orecchiabile: «Mancanza di trasparenza e progetto assurdo».
Concorda l’assessore Maria Chiara Soldini (Montichiari): «Noi abbiamo già 11 discariche e qualcos’altro», il vice sindaco Flavio Piardi (Bedizzole), il sindaco Simonetta Gabana (Calvagese). Il presidente della Comunità Montana di Valle Sabbia Giovanni Maria Flocchini conferma il «no a questa ipotesi» mentre nelle scorse settimane anche il commissario prefettizio di Gavardo aveva palesato le proprie perplessità. Molti amministratori ritengono «insolito apprendere dai giornali la notizia della possibilità di un depuratore a Muscoline o Gavardo, a fronte dell’accordo del dicembre 2017 tra Ministero dell’Ambiente, Regioni ed Enti Locali che alla prima riga parla di trasparenza: la gente deve sapere e noi la rappresentiamo. Di quale riservatezza parlano?».
Sulla stessa linea le battagliere associazioni ambientaliste presenti.
I dubbi maggiori riguardano appunto «la mancanza di chiarezza da parte di Aato verso i comuni coinvolti e l’impossibilità di accedere fino ad oggi ai documenti». Tecnicamente, poi, «è assurda la prospettiva di spedire i liquami dai 65 metri del lago ai 200 delle colline moreniche per farli ridiscendere depurati nel Chiese. Forse non sanno che il fiume talvolta si riduce a rigagnolo».
Botta finale: il depuratore (definito «deturpatore») avrebbe la dimensione di «quattro campi di calcio e richiederebbe la costruzione di nuove strade in un’area verdeggiante, per non dire dei forti costi di elettricità e pompaggio».
Tutti d’accordo sul fatto che il Garda sia un patrimonio da tutelare ma in Valle chiedono se sul lago «si rendano conto dell’impatto di anni di lavoro sulla viabilità» e ricordano che condotte subacquee corrono in fondo ai mari, dove l’acqua è salata. Da qui il quesito principale: «perché i gardesani non potenziano Peschiera anziché costruire nuovi depuratori in casa d’altri?».
La trincea del Chiese ha preso forma. Per il 25 novembre c’è l’invito a una passeggiata. Titolo: «Deturpatore sul Chiese? No, grazie!».