Corriere della Sera (Brescia)

Amici contro

Cresce l’attesa per il derby Brescia-Verona In panchina, sarà duello tra Corini e Grosso Compagni a Palermo, nemici per un giorno

- Luca Bertelli

Nemici mai. Avversari sì, domenica, almeno per due ore, dalle 15 alle 17. La dura legge del calcio, l’inevitabil­e logica da derby. Brescia-Verona è una di quelle sfide che ti costringe a guardare in faccia il presente cancelland­o il passato. Tutto. Persino l’amicizia, gli abbracci in campo e le serate nel cuore di Palermo, coccolati da una città che amava la sua squadra alla follia. E quei due, se possibile, ancora di più.

Eugenio Corini e Fabio Grosso, ora allenatori sulle sponde opposte del Garda, sono stati il capitano e la figurina da esibire con orgoglio (luglio 2006, Germania, ricordate?) di una squadra che aprì l’età dell’oro della società di Zamparini. Prima di Cavani, Pastore, Dybala, c’è stato un gruppo di italiani (davanti giocava un certo Luca Toni, ceduto da Corioni) che accettò di scendere in Serie B per scrivere le prime pagine di un romanzo del quale non si poteva prevedere il finale. Correva l’estate 2003, «Genio» al Chievo aveva ridato luce alla sua carriera diventando il faro di una delle più belle storie del calcio di provincia. Accettò la sfida e qualche mese dopo, a gennaio, lo seguì Grosso, partito dalla Seconda Categoria e lanciato a Perugia da Serse Cosmi che vide in lui le potenziali­tà del terzino modello dopo una vita da trequartis­ta. Insieme a lui, in quei giorni, il Palermo prelevò dal Brescia anche Antonio Filippini, che accettò la corte di Zamparini rinunciand­o agli ultimi mesi con Roberto Baggio. «Erano imbattibil­i», dice ridendo, «poi arrivammo io e Fabio: le prime partite non andarono bene e pensavamo di essere noi le pecore nere. Ci sfogavamo a casa mia giocando a ping pong, vincevo sempre io». La Serie A arrivò senza affanni, con Francesco Guidolin in panchina. «Corini e Grosso furono gli eroi del mio Palermo — racconta dall’Inghilterr­a — in campo toccavano a loro tutti i calci piazzati. Trascinaro­no il gruppo fino in Europa, toccando vette sino ad allora sconosciut­e alla città». E da allenatori? «Eugenio ha più esperienza di Fabio, che tuttavia ha alle spalle la gavetta alla Juventus. Non ho ancora visto quest’anno Brescia e Verona, ma andrò a trovarli sul campo d’allenament­o». Mentre, tra un esonero e l’altro, Guidolin guidò ancora i due per qualche stagione, prima dell’estate del 2006 quando l’esterno sinistro passò all’Inter dopo la magia mondiale, Filippini andò alla Lazio nell’agosto del 2004. «Ma quei mesi a Palermo furono bellissimi — racconta — Corini era il nostro capitano e ci diceva sempre prima della partita: “Rabbia nei denti”. Ogni tanto, mentre giocavamo, per sfotterlo glielo urlavo io...». Ma chi, tra i due, somiglia più al maestro Guidolin (che non si esprime)? «Eugenio», assicura il gemello. Che domenica sa già per chi tifare. Anche se l’amico di tante sfide al tavolo da ping pong, in caso di sconfitta, sarà con ogni probabilit­à costretto a lasciare il Verona. Che derby, questo derby.

Guidolin

A Palermo sono stati due eroi, erano i piedi buoni di quella squadra che portò la città in Europa. Li seguo da allenatori e conto di andare presto a vederli lavorare sul campo

"A.Filippini Eugenio come allenatore è più simile a Guidolin rispetto a Fabio. Con Grosso arrivammo assieme a Palermo, a casa mia perdeva sempre a ping pong. Corini era il capitano, prima di ogni gara ci diceva di giocare con rabbia

 ?? Inseparabi­li ?? Fabio Grosso (a sx) e Eugenio Corini (a dx) festeggian­o dopo un gol del primo in Roma-Palermo del 2004-05. Assieme, hanno trascinato i siciliani dal 2004 al 2006
Inseparabi­li Fabio Grosso (a sx) e Eugenio Corini (a dx) festeggian­o dopo un gol del primo in Roma-Palermo del 2004-05. Assieme, hanno trascinato i siciliani dal 2004 al 2006

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