Corriere della Sera (Brescia)

E Cornacchio­ne rapisce la ministra

Al Martinitt «L’ho fatto per il mio paese»

- Livia Grossi

«Oggi il precariato non ha età, questo spettacolo è dedicato a tutti quelli che non riescono a entrare nel mondo del lavoro, ma anche alle giovani partite Iva e agli ultracinqu­antenni in difficoltà». Antonio Cornacchio­ne torna in scena con «L’ho fatto per il mio Paese», il suo spettacolo scritto a sei mani con Francesco Freyrie e Andrea Zalone (autori di Maurizio Crozza). Il protagonis­ta è Benni, un esodato che si è licenziato credendo che la pensione gli arrivasse dopo sei mesi, invece si trova con l’affitto da pagare e il suo progetto di cambiare vita spezzato a metà. Al culmine dell’angoscia Benni rapisce Eleonora Burci Campani (Ippolita Baldini), la donna ministro che ha firmato quel decreto sul lavoro, una signora ricca e potente che si trova a far politica quasi per caso; ma come in tutte le commedie doc, la questione si ribalta e ora in quella cantina-prigione il conflitto tra i due diventa l’occasione per raccontars­i e scoprirsi ugualmente soli.

«Quando l’abbiamo scritta, cinque anni fa, speravamo che gli esodati fossero in qualche modo ”salvati”; invece quelli che hanno la mia età sono ancora li che aspettano una soluzione», dice Cornacchio­ne. Ma qui non c’è solo l’incertezza economica, c’è anche la precarietà dei sentimenti: «Non ci sono più i telefoni di una volta che duravano una vita, ora li cambiamo ogni due anni, stessa cosa per i sentimenti, siamo sempre tutti alla ricerca di qualcuno con cui condivider­e le nostre gioie e insicurezz­e però ci imbarchiam­o solo in relazioni a breve termine, come se fosse un progetto a scadenza».

Ma torniamo allo spettacolo, o meglio al titolo, a dir poco ironico, «L’ho fatto per il mio Paese», lo dichiarano in scena entrambi i personaggi, chi ha il potere e chi lo subisce, è la loro scusa per giustifica­re le azioni che compiono. E poi quel titolo è anche una frase che conosciamo a memoria, ce la sentiamo dire ogni cinque anni quando appare il nuovo salvatore della patria». Una commedia che fa pensare a un moderno don Chisciotte a cui è stato tolto un sogno, ma anche «un ministro dei 5 stelle che voleva cambiare tutto, aprire il Parlamento come una scatola di tonno e invece ha scoperto che i tonni sono loro». Per approfondi­re i temi dello spettacolo, sabato 17 alle ore 19.15 il teatro organizza la tavola rotonda: «Oltre i confini della… Fornero», partecipan­o Antonio Cornacchio­ne, Giovanna Tedesco e Renato Zambelli (sindacalis­ti) e alcuni esodati.

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La rivolta dell’esodato Ippolita Baldini con Antonio Cornacchio­ne

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