Prandini presidente: «Le mie priorità»
Eletto presidente nazionale Coldiretti, guiderà anche Brescia e Lombardia
Un’agricoltura più sostenibile, con fitofarmaci meno invasivi del glifosato (cita l’acido pelargonico), senza Ogm (ma dice sì alla cisgenetica) e con meno fanghi di depurazione sui campi lombardi. E ancora: fondi contro l’abbandono delle valli e per la valorizzazione della filiera legno, più etichettatura per i prodotti agroalimentari, la strenua difesa delle eccellenze nostrane dall’italian sounding ed il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie esistenti per rendere le aziende agricole (soprattutto quelle del Sud) più competitive. È la ricchissima agenda del nuovo presidente nazionale di Coldiretti — eletto ieri a Roma all’unanimità — che per la prima volta parla bresciano: è Ettore Prandini, 46 anni, già alla guida dell’associazione bresciana e lombarda che per ora non lascerà.
Un’agricoltura più sostenibile, con fitofarmaci meno invasivi del glifosate (come l’acido pelargonico) e senza Ogm. Etichettatura di tutto l’agroalimentare — che esalta l’eccellenza del made in Italy — ma anche fondi mirati Ue contro l’abbandono delle valli (tra le principali cause del dissesto idrogeologico) e per coprire quel gap di infrastrutture che — soprattutto al Sud — impedisce a molti prodotti ortofrutticoli di essere commercializzati in modo competitivo. È solo una parte della ricca agenda programmatica del nuovo presidente nazionale di Coldiretti, il bresciano Ettore Prandini, eletto ieri all’unanimità dai rappresentanti nazionali della prima organizzazione agricola italiana. Elezione che ha scatenato un coro entusiasta di reazioni da parte di tantissimi politici locali.
Presidente, le sue priorità per l’agricoltura italiana?
«Vorremmo un’Europa più attenta sulla futura politica agricola comune, che non pensi solo ai tagli al comparto ma ragioni in termini di sostenibilità ambientale. In Italia a forza di trascurare le zone vantaggiate l’ultima ondata di maltempo ha fatto cadere 14 milioni di alberi e le calamità atmosferiche negli ultimi dieci anni hanno creato danni per 14 miliardi. Vanno create le condizioni affinché le valli non vengano abbandonate e va incentivata la filiera del legno, come in altri Paesi confinanti. L’Italia si trova ad importare l’ 80 % del legname di cui ha bisogno ma il nostro non lo valorizziamo e non lo curiamo. Va aperta una seria riflessione sulla futura Pac: si possono creare le condizioni per aumentare l’occupazione».
Proseguirà la battaglia storica sull’etichettatura, già vinta per latticini, carne, pasta e riso?
«Eredito e proseguirò la battaglia del mio predecessore, Moncalvo: dobbiamo estendere l’etichettatura d’origine a tutti i prodotti alimentari mentre contrasteremo l’etichettatura a semaforo (che affibbierebbe bollini rossi e gialli ai cibi con troppi grassi o zuccheri, ndr) perché guarda più agli interessi delle multinazionali che non alla cultura alimentare sana che contraddistingue la dieta mediterra- nea. Poi dovremo proseguire sull’internazionalizzazione dell’agroalimentare italiano: negli ultimi 6 anni l’export è cresciuto da 33 a 42 miliardi ma anche il giro d’affari dell’Italian Sounding (cibi che copiano le nostre Dop, come i salumi od il Parmigiano, ndr)è cresciuto da 60 a 100 miliardi. Dobbiamo agire con forza come sistema Paese contro queste falsificazioni».
Lei ha una strategia anche per il comparto ortofrutticolo e cerealicolo, che paga la concorrenza straniera?
«L’Italia deve dotarsi di una rete infrastrutturale adeguata per trasportare le merci oltre che le persone. Gli altri Paesi hanno treni che magari vanno 10 km all’ora in meno dei nostri ma garantiscono collegamenti alle aziende agricole, motivo per il quale la Spagna ad esempio è diventata più competitiva. L’Europa ci dice che entro il 2030 dovremo ridurre del 30% gli spostamenti delle merci su gomma. Dobbiamo attrezzarci, creando le condizioni perché, soprattutto nel Mezzogiorno, le aziende possano esportare in tutto il mondo».
Nuovi treni, quindi sì anche alla Tav?
«Io penso al recupero dei vecchi sedimi ferroviari, come fanno in Giappone, paese che dovremo prendere a modello».
Sostenibilità vuole dire anche meno pesticidi in agricoltura...
«Certamente. Dobbiamo incentivare la ricerca per avere agrofarmaci meno invasivi, che già ci sono. Penso all’acido pelargonico, che sostituisce egregiamente il glifosate. Fino a mezzo secolo fa la chimica leggera italiana era leader al mondo, speriamo torni ad esserlo, puntando su prodotti naturali, buon presupposto per fare di quella italiana un’agricoltura distintiva rispetto a quella del nord Europa».
Con il nuovo decreto fanghi, che ha limiti molto tolleranti per metalli pesanti e Pcb, non si rischia di trasformare i campi in aree da bonificare?
«Mi auguro non accada. Ho parlato con il presidente di regione Lombardia, Fontana, e con l’assessore Rolfi: ci sono le condizioni perché nella nostra regione si smaltiscano solo i fanghi che produciamo. È incomprensibile che qui si smaltisca il 50% dei fanghi di tutta Italia. Il rischio è vanificare l’eccellenza del nostro agroalimentare».
Questione Ogm, rimanete contrari?
«Assolutamente sì. È una tecnologia superata. Le stesse multinazionali dicono che in Europa non hanno senso. Poi non è vero che riducono l’uso di pesticidi: negli Usa in abbinamento agli Ogm ne usano una quantità tre volte superiore all’Italia. Siamo invece pronti a confrontarci sulla cisgenetica (inserimento nel gene di una coltura di geni vegetali dello stesso genere e non di batteri ad esempio, ndr) tecnica che permette il rafforzamento del seme e il mantenimento della biodiversità, di cui l’Italia detiene il 70% del patrimonio mondiale».
Le prospettive per i produttori di latte, eccellenza bresciana?
«Resterà una colonna portante dell’agricoltura italiana e giocherà un ruolo chiave nell’internazionalizzazione dei nostri prodotti, grazie anche alla nuova associazione Filiera Italia. Serve un confronto costante tra mondo agricolo e industria».
Resta presidente di Coldiretti Brescia e Lombardia?
«Per il momento sì. Nel frattempo valuteremo un passaggio di consegne che sia all’insegna della continuità».
Suo padre Giovanni sarebbe orgoglioso di lei, non crede?
«Credo di sì».
Filiera legno e Ogm Servono fondi per la cura delle valli e il commercio del legno. No agli Ogm apriamo alla cisgenetica