Corriere della Sera - Io Donna
INFLUENZA
Sì allo sport, no all’effetto spogliatoio
Il tempo stringe. Se si vuole evitare l’infuenza, bisogna muoversi. Letteralmente. L’esercizio fsico è un’ottima strategia di prevenzione, come dimostrano i dati di Assosalute ( «Un’attività fsica regolare rafforza le difese immunitarie a ogni età, il che permette di fronteggiare al meglio l’attacco dei molti virus in circolazione con l’arrivo delle basse temperature: all’infuenza stagionale, nei prossimi mesi si aggiungeranno più di 200 fra rhinovirus, enterovirus, adenovirus, coronavirus, virus parainfuenzali» spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano. «Per fare sport in sicurezza, l’unica raccomandazione è di non esporsi a bruschi sbalzi di temperatura per almeno una o due ore dopo aver sudato e consumato calorie ed energia, scongiurando l’effetto spogliatoio: gli ambienti caldo-umidi e affollati di docce e camerini sono ideali per i virus, quindi sì a una doccia non troppo calda o fredda, sì a un’asciugatura rapida e accurata, no al contatto con indumenti e asciugamani altrui che potrebbero essere portatori di germi. Infne, mai uscire dalla palestra sudati o con vestiti umidi, ma proteggere sempre con cura naso, orecchie e gola». Secondo uno studio dell’Università di Harvard, le storie lette da un uomo stimolano di più la fantasia e il linguaggio dei bambini. Mentre le madri tendono a stare più con i piedi per terra, coinvolgendo i piccoli con domande e osservazioni concrete, i padri sarebbero più inclini a far volare l’immaginazione, la loro e quella dei fgli, con un impatto maggiore se iniziano quando questi hanno meno di due anni.
Orario lungo per le terapie intensive
No entry. Compare sulla porta della maggioranza delle terapie intensive: per la Società di anestesia ( quasi ovunque, in Italia, le visite sono limitate a circa due ore al giorno e solo il due per cento degli ospedali offre ai familiari l’ingresso libero nelle 24 ore (tempi ancora più contingentati nelle cliniche grandi, al Sud, nelle isole), contro il 70 per cento dei reparti svedesi e il 32 di quelli americani. «Eppure sappiamo che le visite non stop non aumentano le infezioni nei malati, ma riducono indici di stress e problemi cardiovascolari, migliorano la qualità del ricovero, consolidano la fducia tra famiglia e curanti» osserva Alberto Giannini, del gruppo bioetica Siaarti.