Corriere della Sera - Io Donna

“SEMBREREBB­E UN AMORE MALATO, MA CHIAMARLO AMORE NON SI PUÒ”

A cantare queste parole • Alex Britti. Dopo aver visto (e soccorso) una ragazza picchiata dal suo compagno, ha deciso di schierarsi con la ong WeWorld che da sempre combatte la violenza sulle donne. E che, il 17 novembre, presenta l’ultimo drammatico ra

- PerchŽ? Shocking 2, stival di Candida Morvillo Rosa WeWorld Film Fe-

Ero a milano, in piazza Caneva, zona quasi centrale, quando ho visto una coppia di giovani che litigava. Lui era fuori di sé, le ha sferrato due pugni in faccia. Istintivam­ente, sono corso verso di loro e saltato addosso a quel ragazzo». Alex Britti sussulta ancora di rabbia quando racconta com’è cominciato tutto. Il “tutto” è quella coppia che comunque non si spezza, è la ragazza che si rifiuta di denunciare, ed è una canzone, che poi diventa anche un video, che è un invito a reagire, rivolto a tutte le donne che subiscono violenza. Il singolo - che anticipa il nuovo album di Britti - s’intitola e parte dei proventi andranno a WeWorld, ong che in Italia si impegna soprattutt­o a contrastar­e la violenza contro le donne. Nel video, il coro è un affollato consesso, da Carolina Crescentin­i a Gian Marco Tognazzi, da Giulia Elettra Gorietti al regista Massimilia­no Bruno, fino a donne che hanno subito violenza e si sono ribellate. Ci sarà anche Britti nella Sala degli Atti Parlamenta­ri del Senato, il 17 novembre, alla presentazi­one dell’indagine

realizzata da Ipsos per WeWorld su “violenza e stereotipi di genere: generazion­i a confronto e prevenzion­e”. Mentre, dal 20 al 22, aspettando la giornata internazio­nale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, a Milano, al Teatro Litta, si terrà la sesta edizione del

sui diritti delle donne. Lo slogan della ong è “servono altri uomini”. Uomini che non fanno del male alle donne, ma non solo: anche uomini che facciano sentire la loro voce su un tema che non può essere solo femminile. È un uomo, non a caso, il presidente della ong, Marco Chiesara, ed è Britti che ora scende in campo, come aveva fatto in piazza Caneva. Allora, l’aggressore scappò appena lui gli piombò addosso: «Gli uomini che picchiano le donne non sono coraggiosi» osserva il cantante, con amarezza. Quel giorno, raccolse la giovane da terra. «Tremava, aveva un occhio nero, il labbro spaccato. Avrà avuto trent’anni, sembrava cingalese, parlava male l’italiano o fingeva di non capire. Non voleva essere portata al pronto soccorso, non voleva che chiamassi la polizia. Venne a prenderla un suo connaziona­le, il quale, come se fosse normale, spiegò che l’uomo che l’aveva picchiata era il marito e che succedeva spesso. Lì, ho capito che si arriva alla violenza fisica solo se prima hai già accettato quella psicologic­a». Sono sei milioni 788 mila le italiane che hanno subito qualche forma di violenza fisica o sessuale. Solo l’11,8 per cento delle donne che subisce violenza denuncia. Molte finiscono in ospedale, ma non ammettono di essere state picchiate. «Sostengono di essere cadute dalle scale» dice Britti. «Le accompagna­no i loro uomini: prima le gonfiano, poi piagnucola­no “tesoro, non lo faccio più” e le portano al pronto soccorso per lavarsi la coscienza». La canzone è arrivata mesi dopo quell’episodio. «Sembrerebb­e un amore malato, ma chiamarlo amore non si può» recita il testo. Che cosa sia invece l’amore Alex Britti l’ha ben chiaro: «L’amore è una cosa bella. Se ami, vuoi il bene della persona che ami, vuoi farla felice, vuoi portarla a cena. E se la meni, non è come se le regalassi dei fiori».

Il cantante Alex Britti sostiene l’impegno di WeWorld contro la violenza sulle donne: parte dei proventi ricavati dalla vendita del suo singolo saranno devoluti

alla ong che, il 17 novembre, presenta al Senato la sua indagine su “violenza e stereotipi

di genere: generazion­i a confronto e prevenzion­e”.

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