QUESTIONE DI DISTANZE
Chilometro zero è lo slogan alimentare più fortunato degli ultimi anni. Nulla ha colpito con tanto vigore la fantasia dei consumatori. Nutrirsi solo di alimenti allevati o coltivati nella propria zona. Va da sé che un campano o un pugliese se la passano benissimo, mentre chi vive in zone di sassi e montagna ha poco da gioire. Tuttavia, la storia dell’umanità è fatta di scambi e non esisterebbe la dieta mediterranea se nei secoli scorsi non ci fossero stati commercianti che importavano quei pomodori, patate, peperoni, melanzane, agrumi, che poi abbiamo provato con successo a coltivare sul nostro territorio. Inoltre, un patito del Km zero, dovrebbe deprecare l’esportazione di prodotti italiani, dal grana alla pasta. Ai che mangiano solo ortaggi coltivati dal vicino, e agli che bramano prodotti esotici, si possono aggiungere gli (mai pomodori freschi d’inverno), i capricciosi (ciliege cilene a dicembre), gli sostenitori di antiche ricette con ingredienti locali (come il garum) e gli che cambiano spesso miti culinari, e ultimamente vorrebbero mangiare solo l’aglio nero fermentato di René Redzepi.
localisti internazionalisti stagionalisti archeofoodisti, innovativi,