IL BIKINI E IL VELO
il nuovo sindaco musulmano di Londra vieta una pubblicità con una donna in bikini, e si apre la discussione. Ringrazio tutte le lettrici che mi hanno scritto elogi o critiche (ne abbiamo parlato qui il 2 luglio, Tengo a un punto: è vero che quella pubblicità era già stata contestata negli anni precedenti; ma nessun sindaco l’aveva mai vietata. Scrive ad esempio la signora Adriana Palazzi: “Si parte dalla preoccupazione per l’eccessiva magrezza delle modelle, per arrivare al consiglio di aumentare il tessuto dei bikini. Sono stata accusata, dalle mie amiche benpensanti, di diffidenza, razzismo e via dicendo. Per inciso, di Houllebecq è uno dei libri più suscettibili di avverarsi in Europa. Del resto ci sono altri libri premonitori: si è realizzato nella Corea del Nord; e descrive, con un’ottantina di anni di anticipo, la gioventù occidentale. Non pensa anche lei che tra un po’ il buon sindaco di Londra, così attento al benessere delle donne, scoprirà che le bionde chiome delle inglesi sono troppo delicate per esporle al sole ed alle intemperie e che un velo sarebbe utile?”. No, signora Adriana, non lo penso. Credo anzi che Houllebecq, più che un grande scrittore, sia un uomo accorto che ha intuito le nostre paure e i meccanismi dei media. Però censurare la foto di una ragazza in costume non è rispetto per la donna; è appunto una censura. Una donna può e deve essere libera di rifiutare un modello di bellezza datato, ma può e deve essere libera di indossare un costume da bagno. Il caso contrario è un segno preoccupante, che ci riporta all’epoca in cui i veli li dovevano indossare le nostre nonne.