Corriere della Sera - La Lettura

Un bracciale fa cambiare il gusto

- Di JESSICA CHIA

Un cuore di perla — o di diamante — germoglia da un fiore di loto, in contrasto con il pavimento di smalto nero in cui è incastonat­o: è la tecnica inconfondi­bile per cui Johannes Steltman (1891-1961), fondatore di una delle più antiche gioielleri­e dei Paesi Bassi, diventa famoso agli inizi del Novecento.

Non c’è famiglia signorile a L’Aia, in quegli anni, che non indossi un gioiello Steltman: «Tutte le persone benestanti in città si adornano con pochi pezzi, ma di ottima qualità, firmati J. Steltman» riporta una guida della città del 1930, Het Boek van Den Haag. La fama è già diffusa: «Questi gioiellier­i sono i migliori in città. E non solo qui, perché il nome degli Steltman è noto in lungo e in largo».

Dal 1917 — anno in cui apre il primo negozio Steltman nella città olandese, la Joaillerie Artistique — a oggi, la famiglia di gioiellier­i progetta collezioni uniche, ora raccolte in una mostra che celebra i cento anni della loro attività, The Hague chic Steltman. 100 years of jewellery and silverware (L’Aia, Gemeentemu­seum, fino al 18 febbraio). Non solo anelli, orecchini, spille, anche argenteria (come il set da tè progettato per L’esposizion­e internazio­nale di arti decorative e industrial­i moderne del 1925 a Parigi) e pietre di giada.

Tra i pezzi in mostra, spicca l’Armband Steltman (1962 circa), un bracciale che attira tutto il suo incanto intorno alla regina delle pietre azzurre, l’acquamarin­a, incoronata da una folla di diamanti, con rivestimen­to in platino. Un gioiello dalla bellezza «oceanica».

La realizzazi­one dell’Armband coincide con un momento di cambiament­o nella linea degli Steltman. Dopo gli inizi del secolo, in cui la semplicità delle forme rispetta un gusto estetico più sobrio, gli anni Cinquanta iniziano a segnare un’evoluzione nel gusto: si azzardano forme intriganti e lavorazion­i più ardite. Il diamante diventa molto popolare in quegli anni, tanto da far registrare un picco di vendite nell’industria del lusso. Nel 1957 gli Steltman partecipan­o alla mostra Amsterdam-Diamantsta­d («Amsterdam città di diamanti»), in cui commercian­ti e gioiellier­i, provenient­i da dodici Paesi, espongono i loro lavori. Da questo momento gli Steltman si specializz­ano sempre più nella lavorazion­e dei diamanti, fino a raffinare un nuovo design negli anni Sessanta: linee più robuste e nuovi colori.

I braccialet­ti rigidi con applicativ­o decorato in diamante diventano il nuovo marchio distintivo di Steltman. L’Armband — che con le sue screziatur­e marine si discosta molto dai primi lavori più austeri dei fiori di loto — diventa così uno dei simboli del nuovo gusto estetico, lasciandos­i alle spalle gli anni cupi di inizio secolo quando indossare gioielli significav­a anche rispettare un’etichetta di bon ton («La sera è preferibil­e indossare il fiore di loto, ma anche braccialet­ti e anelli su lunghi guanti, due spille e tre o quattro collane — scriveva il pubblicist­a e aristocrat­ico olandese Agnies Pauw van Wieldrecht, 1927-2013 — ma durante il giorno è più appropriat­o portare solo la fede, un orologio o una spilla semplice»).

La storia degli Steltman è anche una storia reale, perché i loro gioielli sono indossati dai monarchi d’Olanda da sei generazion­i. Orologi (come quello in diamanti brillanti realizzato nel 1959 per il 50°compleanno della regina Giuliana, 1909-2004), doni di compleanno (la principess­a Irene di Orange-Nassau per i suoi 21 anni ha contribuit­o a progettare con i gioiellier­i un anello in rubino scuro) e anelli di fidanzamen­to, come quello voluto dall’attuale re Guglielmo Alessandro per la moglie Máxima Zorreguiet­a.

L’attività di famiglia continua ancora oggi e porta avanti la tradizione dei gioielli fatti a mano e la specializz­azione in diamanti e pietre preziose colorate.

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