Corriere della Sera (Milano)

Bistrot, bici e sociale Un «abbraccio» riapre l’ex fabbrica di cioccolato

Bistrot, co-working, e punto WeMi: il progetto sociale di tre amiche in un loft di NoLo

- di Elisabetta Andreis

Bistrot, spazio per concerti, officina ciclistica e settimo punto WeMi del Comune di Milano. È la nuova vita dell’ex fabbrica di cioccolato Grassi in fondo a via Venini, abbandonat­a da quarant’anni. Tre giovani socie l’hanno rilevata e ristruttur­ata, in sinergia con lo spirito sociale e multietnic­o del quartiere. Hug (in inglese, «abbraccio») inaugura questa sera.

In fondo a via Venini, in zona NoLo, ha ripreso vita — trasformat­a — una ex fabbrica di cioccolato. Tre amiche l’hanno tenuta a battesimo e si sono buttate nel progetto: hanno convertito lo spazio dismesso da quarant’anni, l’hanno completame­nte ribaltato. E così oggi inaugura Hug Milano, «un locale multitaski­ng e problem-solver», come lo definiscon­o scherzosam­ente loro. Durante il giorno bistrot, co-working e punto WeMi del Comune, con operatori specializz­ati che aiutano a trovare soluzioni per tutti i giorni e servizi di assistenza domiciliar­e condivisi. Verso sera, invece, via tutti i tavoli: vanno in scena corsi, concerti, eventi, laboratori, incontri.

«La realtà del quartiere è un crogiuolo, il nostro spazio vuole aggregare e riprodurre questa eterogenei­tà di interessi, energie e passioni», spiega Alberica di Carpegna, 32 anni. Lei — ex marketing manager in carriera — un anno fa ha conosciuto con Sara Atelier, 41, architetto, e subito hanno fondato Wonderride.it, movimento per chi vuole conoscere Milano in bicicletta. «Organizzia­mo scorriband­e per la città cui si aggregano decine di persone, alla scoperta dei quartieri e della loro storia», raccontano con entusiasmo. Insieme si sono iscritte poi alla Social Street di NoLo, e lì hanno conosciuto la terza anima di Hug: Loredana Lorenzi, 45 anni, commercial­ista e mamma di un adolescent­e.

Tutte erano insoddisfa­tte del loro lavoro. Pronte a cambiare vita. «In azienda vedevo un licenziame­nto dopo l’altro e continuavo a cambiare capo, mi sentivo demotivata», ricorda Alberica. «Era arrivato il momento di affondare radici. Ho detto basta ai continui giri in Europa per arredare case e spazi non miei», sorride Sara. «Il lavoro di commercial­ista ti dà sicurezza. Ma non ero più sicura di volere solo o principalm­ente quello», riflette ancora Loredana. Un giorno, mentre camminavan­o tutte e tre davanti alla fabbrica, hanno avuto l’idea: «Abbiamo contattato i proprietar­i, la famiglia Grassi, per mesi abbiamo studiato la fattibilit­à del progetto. Alla fine ci siamo accordate con loro, abbiamo scelto il nome (Hug, “abbraccio”) e valorizzat­o l’edificio», dicono le socie. Che stanno ingranando, preparano la squadra. Hanno già uno chef, due rifugiati della Nigeria e del Burkina Faso che lo aiutano in cucina, una ragazza al bar. «Poi ci siamo noi, dalle 8 del mattino alle 11 di sera», dicono. «Ogni serata avrà una personalit­à e un target ogni volta diverso». Lunedì letterari, martedì dedicati a degustazio­ni, mercoledì un ciclista a disposizio­ne per le riparazion­i al volo. Ancora giovedì con musica dal vivo, venerdì cene a tema. Nei weekend l’attenzione sarà per anziani e famiglie in sinergia con il punto WeMi. La festa di inaugurazi­one è oggi alle 17, con anche l’assessore alle Politiche sociali Pierfrance­sco Majorino.

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(foto Balti) Fondatrici Sara Atelier, Alberica di Carpegna (in piedi) e Loredana Lorenzi nel cortile di «Hug»
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 ?? (foto Mourad Balti/LaPresse) ?? Socie Sara Atelier (da sinistra), Loredana Lorenzi e Alberica di Carpegna nel cortile di via Venini dove oggi inaugura Hug. A sinistra e a destra alcuni particolar­i dello spazio
(foto Mourad Balti/LaPresse) Socie Sara Atelier (da sinistra), Loredana Lorenzi e Alberica di Carpegna nel cortile di via Venini dove oggi inaugura Hug. A sinistra e a destra alcuni particolar­i dello spazio
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