Corriere della Sera (Milano)

Il ritorno dei Giant Sand per il festival «Mappe»

Howe Gelb inaugura «Mappe» a Palazzo Litta

- di Raffaella Oliva

È in linea con i dibattiti di questi giorni su confini e migranti la rassegna «Mappe. Geografie del contempora­neo». Da domani a sabato nelle sale di Palazzo Litta prenderà vita un programma multidisci­plinare in bilico tra musica, cinema, installazi­oni e fotografia, con un focus ben preciso: il racconto di alcuni territori di confine al centro dell’attualità socio-politica. In primis, la zona tra Stati Uniti e Messico, cuore della giornata d’inaugurazi­one di domani, che sul fronte musicale vedrà protagonis­ti i Giant Sand, tra gli antesignan­i del cosiddetto «desert rock», la cui storia ha conosciuto vari cambi di line-up, rimanendo, però, legata al nome di Howe Gelb. Era stato quest’ultimo, nel 2016, ad annunciare lo scioglimen­to della band e invece rieccolo in tour per un’occasione speciale: la pubblicazi­one di una nuova versione dell’album d’esordio «Valley of Rain» (1985).

«Con i Giant Sand ho fatto così tante cose belle che a un certo punto ho pensato non ci fosse più bisogno di nuovi dischi», dice Gelb, classe 1956. «Ne sono tuttora convinto, ma mi è venuta voglia di registrare quel primo album come avrei voluto all’epoca della sua realizzazi­one, ossia con la strumentaz­ione giusta e con tutta l’esperienza accumulata negli anni come produttore». Al Litta potremo, dunque, sentire dal vivo i brani di quell’opera tra southern rock, psichedeli­a e attitudine punk che a breve sarà riproposta con il titolo «Returns To Valley of Rain». Un tuffo nel passato, per Gelb. «Sono nato e cresciuto in Pennsylvan­ia, ero un ragazzino e vivevo con mia mamma quando perdemmo la casa a causa di un’alluvione», racconta il songwriter. «Fu allora che mi trasferii a Tucson da mio padre, che nel frattempo si era risposato. Poteva essere un disastro, eppure la nuova vita si rivelò migliore della vecchia. E non lo avrei mai saputo senza quella tragedia. Da quel momento considero gli eventi negativi come un’occasione per combinare qualcosa di buono». «Valley of Rain» nacque anche grazie a un forte spirito d’iniziativa che nel 1981 lo aveva spinto a trasferirs­i per un periodo nel Lower East Side, a New York, regno della scena musicale undergroun­d dell’epoca. Per il resto l’Arizona è rimasta la sua casa, dove oltre ai lavori dei Giant Sand sono nati i suoi tanti album solisti, inclusi gli ultimi dedicati al jazz. «In Europa avete un’immagine dell’Arizona legata alle musiche di Morricone e ai film western, il che è fuorviante», osserva Gelb. «Sto scrivendo la sceneggiat­ura di un film con cui vorrei mostrare l’autentica identità del West e la musica di cui quell’identità si alimentava: qualcosa di simile ai Sonic Youth con gli strumenti acustici. Una musica suonata con vecchi strumenti scalcagnat­i che producevan­o un rumore terribile, ma che rappresent­ava un’alternativ­a al silenzio dominante in quelle aree deserte».

Desert sound «Sto scrivendo un film per mostrare l’autentica identità del West e delle sue sonorità»

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 ??  ?? Ritorni Howe Gelb, voce dei Giant Sand, riproporrà dal vivo e con una nuova strumentaz­ion e l’album del 1985 «Valley of Rain»
Ritorni Howe Gelb, voce dei Giant Sand, riproporrà dal vivo e con una nuova strumentaz­ion e l’album del 1985 «Valley of Rain»

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