La Rai di Milano perde il direttore I sindacati: allarme smantellamento
«Scelta scellerata, intervengano le istituzioni». Ma la nuova sede non è a rischio
La Rai di Milano «perde la testa» e rischia di tornare al passato: Piero Gaffuri, direttore del centro di produzione dell’emittente di Stato, sta facendo le valigie. Nessun siluramento: torna a Roma per motivi personali. La notizia non è ufficiale, ma da giorni nei corridoi di corso Sempione (ma anche in quelli di Saxa Rubra) non è mistero per nessuno. E i lavoratori milanesi sono in fibrillazione, perché la perdita del capo — che non sarà sostituito ma affidato ad
interim al direttore Produzione tv Roberto Cecatto — rischia di mortificare le residue speranze di un degno futuro per la sede lombarda.
A lanciare l’allarme è stato un volantino della Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) di corso Sempione: «Ci giungono notizie della imminente uscita del direttore del centro di produzione di Milano e dell’assegnazione ad interim del ruolo a un dirigente di Roma. Sarebbe una notizia gravissima — si legge — perché ulteriore prova dello smantellamento gestionale e direttivo della Rai a Milano». Una scelta definita «scellerata» perché «destruttura la parte organizzativa minando la capacità a gestire un futuro che sembrava delineare importanti novità». I lavoratori, quindi, invitano le istituzioni locali «a prendere una netta posizione sulla vicenda».
A cavallo del fine settimana sono arrivate ripetute conferme, rigorosamente informali: Gaffuri se ne va e per il momento non si parla di alcuna nomina sostitutiva, anche perché in Rai, più che altrove, le vicende politiche si riverberano profondamente su quelle aziendali. Difficile immaginare, sulla scorta delle esperienze passate, una scelta «forte» su Milano mentre tutti sono in attesa che i nuovi poteri esprimano le proprie scelte su viale Mazzini. «O forse non la faranno mai questa scelta — commenta amaro Andrea Corbella, storico rappresentante sindacale della Slc Cgil in corso Sempione — perché a molti fa comodo una sede azzoppata per inchiodare Milano al rango di sede periferica. E lo stesso direttore uscente lo ha capito tempo fa». Secondo il tecnico-sindacalista, «al di là delle scelte personali, che non discutiamo, questo centro di produzione è stato progressivamente decapitato di tutti i suoi colonnelli e adesso anche dell’unico generale. Siamo praticamente all’autogestione e così si perdono le ultime opportunità di rilancio di una sede che avrebbe i requisiti per essere un luogo di lavoro e di produzione culturale di respiro nazionale. Invece si sta lentamente spegnendo tutto, a partire dalla radiofonia, che avrebbe un potenziale enorme». Piero Gaffuri, infatti, è il dirigente di più alto livello che l’emittente di Stato abbia mai inviato a Milano. E lui per primo aveva coltivato (e raccontato al Corriere) qualche ambizione, simboleggiata dal sogno di produrre una soap
opera tutta ambrosiana, sullo stile di Un posto al sole che ha significato il rilancio della sede di Napoli.
Non sembra a rischio l’operazione (peraltro non del tutto formalizzata) di trasferimento di parte degli studi negli spazi della ex Fiera al Portello. «Ma a questo punto — dice Corbella — rischia di essere un semplice trasloco».