Corriere della Sera (Milano)

Dalle coop boliviane alle aziende artigianal­i Quando la filiera del cacao è equa e solidale

- Valeria Balboni

Fondente, al latte, in tavolette, praline o creme, tutti mangiamo cioccolato. I principali Paesi produttori di cacao sono Costa d’Avorio e Ghana, che insieme ne forniscono più del 60%. Per questa coltura sono state abbattute vaste estensioni di foresta, provocando una riduzione della biodiversi­tà e l’alterazion­e del clima locale, fino a innescare un processo di desertific­azione. La filiera inoltre è spesso legata a violazioni dei diritti umani e sfruttamen­to del lavoro minorile. Le certificaz­ioni di equo-sostenibil­ità, come Fair trade, sono un tentativo di garantire il rispetto delle persone e dell’ambiente. Il cacao di Altromerca­to, per esempio, è fornito da El Ceibo, grande coobile perativa boliviana, sostenuta dalla Fao, che riunisce piccoli coltivator­i. Questi, seguendo i criteri dell’agroecolog­ia, coltivano il cacao in associazio­ne con altre specie; così è possi- difendere la biodiversi­tà e godere dei proventi della vendita sul mercato locale dei prodotti coltivati con il cacao. È equo, oltre che gourmet, anche il cioccolato della piccola azienda Dolci saperi di Paderno Dugnano. Anche i colossi, come Nestlè, Mars e Lindt, dichiarano di voler dare sempre più importanza alla sostenibil­ità, questo però è difficile da verificare. La soluzione più efficace sarebbe una chiara presa di posizione dell’Ue.

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