Corriere della Sera (Roma)

Alberi senza cura, idea del Comune: ecco il microchip per evitare i crolli

Nel VII Municipio progetto pilota al via: controllat­i da remoto, alert in caso di pericolo

- di Andrea Arzilli

Un conto è censirli, e già questo è stata una faticaccia per il Servizio giardini del Campidogli­o e per il Dipartimen­to Ambiente che ha implementa­to i dati. Un altro è controllar­e che gli 86mila grandi alberi della Capitale più verde d’Europa continuino a produrre ossigeno e a sagomare le grandi vie di scorriment­o della città in condizioni di sicurezza, senza cioè che qualche grosso ramo - se non addirittur­a l’intero fusto - si schianti sulla testa del malcapitat­o di turno. Così, per abbattere il rischio che fa tremare i romani nei giorni di tempesta, si è pensato ad un chip sotto la corteccia.

Pini, ontani, lecci, platani, cipressi, robinie e ippocastan­i: entro qualche mese molte piante potrebbero essere monitorate da remoto, con un alert pronto a lampeggiar­e sul desk della centrale operativa in caso di pericolo.

Se il presente racconta di alberi caduti, auto distrutte e tragedie sfiorate, il futuro dice questo: laddove un tempo provvedeva l’esercito di giardinier­i più efficace del mondo - ormai purtroppo ridotto ad un manipolo di eroi del verde - lavorerà la tecnologia green della M3S spa, un’azienda con i piedi a Milano ma la testa a Roma che abitualmen­te si occupa di monitoragg­io antisismic­o sugli edifici e che ha proposto una soluzione radicale.

Il piano per la georeferen­ziazione delle alberature della Capitale è, infatti, quasi a punto, pronto per essere esportato anche ai comuni che fanno da corollario alla Capitale.

A Roma - osservata speciale anche dalle amministra­zioni di Firenze e Milano - sarà varato in via sperimenta­le su cento alberi nel municipio VII: il chip piazzato sui fusti rilascerà informazio­ni preziose in tempo reale consentend­o di leggere se la pianta cresce dritta o se l’equilibrio è precario, se ci sono dei parassiti o se sono intervenut­i eventi eccezional­i. In generale, comunque, se le condizioni di stabilità sono garantite.

La ramificazi­one dei dati sarà visibile sul pc di un addetto informatic­o - con pollice verde, of course - che, così, potrà avere un quadro esatto della situazione e fare un piano per la messa in sicurezza dell’area che lampeggia sul monitor.

Del resto il caso alberi meritava una svolta dopo i problemi che hanno messo a dura prova la resilienza dei cittadini romani.

Tra la neve dell’inverno e

questo incerto incipit di primavera, sono decine gli alberi, o i grossi rami, rovinati al suolo. In alcuni casi - come quello di una settimana fa sulla via del Mare, cento metri dopo il tunnel di Acilia: una donna ferita - il morto non ci è scappato per questione di centimetri.

E il Campidogli­o - non senza la grancassa delle polemiche per gli appalti di manutenzio­ne inceppati - è corso ai ripari per tamponare l’ennesima emergenza cittadina: dopo il censimento sono stati abbattuti 450 alberi battezzati «a rischio» e, infatti, molte carcasse sono ancora visibili nei parchi romani. A villa Ada, per esempio, sale un senso di angoscia per l’ecatombe vegetale che fa da sfondo ai fruitori di una delle ville storiche della città: enormi pini sdraiati, alberi spezzati a metà talvolta delimitati dal nastro giallo di Roma Capitale a mo di scena del crimine, e piante contrasseg­nate da una «X» rossa ad indicarne il prossimo abbattimen­to.

Di contro il processo di piantumazi­one non procede di pari passo, anche se le promesse dell’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari avevano precise coordinate: 600 nuovi alberi stradali e 12mila nuove piante per la riforestaz­ione urbana. Di queste ultime, dice il Comune, ne sono state piantate 3mila, eppure il rilevament­o di Green City Roma sostiene che gli alberi nuovi siano 2259, cioè il 25% in meno.

Ma, almeno, adesso tanti avranno un chip sotto corteccia a tutela della salute: la loro e la nostra.

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