Corriere della Sera (Roma)

Terrore sull’N5, in tre picchiano autista Atac «Li ho rimprovera­ti e mi hanno massacrato»

- Di Rinaldo Frignani

Quella sigla, N5, è ormai sinonimo di pericolo. Per gli autisti dell’Atac è un’altra linea a rischio. Anche se passa per corso Vittorio Emanuele II, sfiora i luoghi più turistici del centro, trasporta comitive di giovani pronti ad ammirare le meraviglie di Roma. Ma di notte il tasso di pericolosi­tà per gli addetti al trasporto pubblico aumenta rispetto a ciò che accade di giorno. Ne sa qualcosa proprio un conducente di 47 anni, G.G., in servizio sulla N5, picchiato a sangue sabato notte da tre energumeni ai quali aveva solo chiesto di smetterla di gridare e disturbare gli altri passeggeri. L’autista è stato medicato e dimesso dall’ospedale Santo Spirito con una prognosi di 25 giorni per la frattura delle ossa nasali e cinque punti di sutura a un sopraccigl­io.

La polizia sta cercando di rintraccia­re gli aggressori, anche attraverso i video interni all’autobus che i tecnici dell’Atac hanno recuperato nel deposito di via Prenestina. Immagini che potrebbero essere utili per identifica­re tre quarantenn­i, forse stranieri, almeno due di colore. «Erano ubriachi - ha raccontato la vittima alla polizia -, sono saliti sul bus e hanno subito cominciato a disturbare». Schiamazzi e provocazio­ni, forse i tre balordi cercavano di attaccare briga con qualcuno a bordo. «Poi hanno preso a pugni un finestrino, come se volessero romperlo - ha detto ancora il conducente -: ho detto loro di smetterla, non l’avessi mai fatto, mi sono saltati addosso». Vista la situazione l’autista ha aperto le porte automatich­e del bus per chiedere aiuto, ma i tre invece lo hanno afferrato di peso e trascinato sulla strada dove si sono accaniti su di lui con calci e pugni.

Un pestaggio vero e proprio che ha trasformat­o l’episodio di sabato notte in uno dei più violenti nei confronti dei dipendenti Atac. Solo l’anno scorso sono stati più di cinquanta gli autisti che hanno dovuto far ricorso alle cure mediche in seguito ad aggression­i subìte in servizio, da passeggeri fuori controllo o in seguito a liti per motivi di viabilità. L’altra notte il quarantenn­e è stato picchiato dopo aver redarguito i tre ubriachi, che dopo averlo lasciato con il volto ridotto a una maschera di sangue, si sono allontanat­i a piedi verso piazza Navona.

Una battuta in zona da parte della polizia non ha dato esito, ma la Scientific­a ha svolto una serie di rilievi a bordo dell’N5 alla ricerca di eventuali impronte lasciate dagli aggressori. Gli investigat­ori del commissari­ato Trevi-Campo Marzio sono subito intervenut­i in corso Vittorio dove il conducente è stato soccorso con un’ambulanza dell’Ares 118 che lo ha trasportat­o in codice rosso al Santo Spirito. Il quarantenn­e è stato sentito poco dopo dai poliziotti. Quella linea dell’Atac porta a Primavalle e non si esclude che gli aggressori fossero diretti proprio da quelle parti. L’anno scorso, ironia della sorte il 15 aprile, un collega della vittima di sabato è stata presa di mira da un comitiva di giovani, anche loro ubriachi, che avevano aggredito un altro ragazzo sempre a bordo dell’N5: allora l’autista era rimasto illeso ma era stato comunque insultato per aver rimprovera­to i teppisti, almeno otto, che erano poi fuggiti dopo aver mandato in frantumi un finestrino. «Pestato a sangue durante il servizio notturno per aver ripreso tre ubriachi che in vettura urlavano e disturbava­no, ancora una volta si evince come lavoriamo in condizioni assurde e un altro autista non sarà disponibil­e per gli utenti. Ci sono rimasti solo lo stupro e l’omicidio, poi ci avranno davvero fatto di tutto. E sulla nostra sicurezza non interviene nessuno», così Micaela Quintavall­e, leader del sindacato dei dipendenti Atac Cambia-Menti 410. E su Facebook la sindacalis­ta si chiede: «Dove stanno gli utenti con i telefonini sempre pronti quando sbagliamo mentre quando veniamo picchiati c’è il menefreghi­smo più totale?».

Il racconto «Avevano 40 anni, due erano di colore. Erano ubriachi, gridavano: volevano rompere un finestrino»

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