Corriere della Sera (Roma)

ULTIMA CHIAMATA PER RAGGI

- di Giuseppe Di Piazza

Con durezza, Virginia Raggi si è procurata l’ultima occasione di risalita. Il terreno scelto dalla prima cittadina è quello dell’immondizia, emergenza (visiva, olfattiva) numero uno nella Capitale. In due anni e mezzo di governo la sua giunta non è riuscita a dare risposte credibili alla questione e, anzi, lo stato delle strade con quei cumuli non degni di una città europea - hanno tolto consensi giorno dopo giorno alla sua compagine. Per recuperare, e giocarsi una chance di secondo mandato per i M5S, Raggi ha finalmente pensato che sulla questione non dovesse cedere neanche di un metro: così il bilancio Ama non è stato approvato in modo da spingere i responsabi­li da ella stessa scelti in passato a cedere il passo. E così è stato. La fedelissim­a di Grillo, l’emiliana Pinuccia Montanari, s’è dimessa, e il manager Bagnacani è quasi sull’uscio.

Cosa potrà fare adesso la sindaca? Innanzi tutto, trovare un nome credibile (e forte) per sostituire Montanari, rea di un non decisionis­mo che ha spinto la città verso il tracollo.

Quindi una persona che ci sappia fare, che capisca innanzi tutto un’evidenza della politica: l’immagine di un cassonetto fetido davanti a casa nostra non sarà mai compensata da nessun reddito di cittadinan­za, da nessun bel discorso sull’ideologia dell’unovale-uno. Il cassonetto colmo di rifiuti vale, in negativo, molto più di uno. Vale mille.

A questo punto il nuovo assessore avrà un mandato pieno per risolvere il problema. Sarà necessario che costui non si trinceri dietro inutili steccati ideologici: Roma non si pulisce con proclami ma con mezzi meccanici e lavoro di uomini. E si terrà pulita solo così: senza sbandierar­e fideismi. I tecnici sanno bene che le cose sono cambiate, che si possono fare discariche «di servizio» a basso impatto ambientale, quindi non si tratterebb­e adesso di affidarsi a una nuova Malagrotta. Ma di dare una risposta alla città, questo sì. Ora o (per la giunta Raggi) mai più.

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