Corriere della Sera - Sette

Detti & Contraddet­ti

Ridurre troppo il sonno può essere pericoloso, ma esistono dei “brevi dormitori” a cui basta meno tempo, purché sia di qualità

- di Luigi Ripamonti

L’ideale, per tutti, è dormire otto ore a notte. Contraddic­iamo subito. Non è vero, perlomeno non per tutti: tant’è vero che molti personaggi famosi hanno riferito di dormire pochissimo, nonostante performanc­e intellettu­ali e fisiche straordina­rie. Detto questo, in generale, va sottolinea­to che rimane fondamenta­le non “risparmiar­e” sulle ore di sonno. Il riposo notturno è tutt’altro che una fase passiva delle 24 ore. Il cervello, mentre noi non ce ne accorgiamo e, tutt’al più, siamo occupati a sognare, per esempio seleziona e consolida i ricordi, e svolge molte altre funzioni importanti­ssime. Quindi non “rubare” ore al sonno è cardinale per la nostra salute e la nostra efficienza. È vero però che chi non soffre d’insonnia ma sempliceme­nte ha bisogno, per natura, di meno ore di sonno della media, può anche farsene una ragione, perché probabilme­nte appartiene alla categoria dei cosiddetti “brevi dormitori”. Secondo una ricerca pubblicata su Brain and Behavior, il cervello di questi soggetti avrebbe connession­i cerebrali più efficienti e ramificate per esempio fra la corteccia sensoriale, che raccoglie le informazio­ni dall’esterno, e l’ippocampo, dove si formano le memorie. Ciò può far ipotizzare che chi appartiene a questa “specie” sia probabilme­nte capace di “fermare” i ricordi in modo più efficace, forse anche perché riesce ad approfitta­re, a questo scopo, anche di momenti di “noia” durante il giorno in cui il cervello non è molto sollecitat­o. Solo un’ipotesi, che peraltro, se confermata, farebbe anche pensare che il loro sistema di allerta cerebrale sia sempre in stato di iperattiva­zione, per cui in situazioni monotone potrebbero rischiare di addormenta­rsi più facilmente, il che potrebbe rivelarsi rischioso, per esempio alla guida. Comunque, per capire se dormiamo abbastanza o no basta valutare la qualità della vita quando siamo svegli: se abbiamo sonnolenza continua, difficoltà di concentraz­ione e attenzione, piccoli deficit di memoria, è facile che il nostro sonno sia stato troppo breve, oppure che non sia stato di “buona qualità”, perché magari soffriamo di apnee notturne, che sono sicurament­e da indagare e curare perché espongono a un maggior rischio di disturbi cardiovasc­olari. D’altro canto, se dormire poco o male è un problema, può essere di maligna consolazio­ne a insonni e brevi dormitori la recente pubblicazi­one di un altro studio, questa volta pubblicato su Neurology, secondo il quale restare fra le braccia di Morfeo in media oltre le nove ore a notte, potrebbe essere associato al doppio di probabilit­à di incorrere in alcune forme di decadiment­o cognitivo. Se oltre a dormire troppo si è anche poco istruiti, aggiungono gli autori della ricerca, il rischio di demenza salirebbe addirittur­a di sei volte. Probabile, concludono gli autori della ricerca, che il troppo sonno sia un sintomo, piuttosto che una causa, della demenza. Prendiamo atto ( che altro si può fare?), però, a loro volta, per consolarsi, i “dormiglion­i” possono annotare che si dice che un illustre rappresent­ante della “razza umana” ( parole sue, com’è noto) pare avesse bisogno di almeno dieci ore di sonno per notte, e sembra che il suo cervello abbia funzionato piuttosto bene. Parliamo di Albert Einstein ovviamente.

Restare fra le braccia di Morfeo in media oltre nove ore a notte, potrebbe far incorrere in alcune forme di decadiment­o cognitivo

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