Detti & Contraddetti
Ridurre troppo il sonno può essere pericoloso, ma esistono dei “brevi dormitori” a cui basta meno tempo, purché sia di qualità
L’ideale, per tutti, è dormire otto ore a notte. Contraddiciamo subito. Non è vero, perlomeno non per tutti: tant’è vero che molti personaggi famosi hanno riferito di dormire pochissimo, nonostante performance intellettuali e fisiche straordinarie. Detto questo, in generale, va sottolineato che rimane fondamentale non “risparmiare” sulle ore di sonno. Il riposo notturno è tutt’altro che una fase passiva delle 24 ore. Il cervello, mentre noi non ce ne accorgiamo e, tutt’al più, siamo occupati a sognare, per esempio seleziona e consolida i ricordi, e svolge molte altre funzioni importantissime. Quindi non “rubare” ore al sonno è cardinale per la nostra salute e la nostra efficienza. È vero però che chi non soffre d’insonnia ma semplicemente ha bisogno, per natura, di meno ore di sonno della media, può anche farsene una ragione, perché probabilmente appartiene alla categoria dei cosiddetti “brevi dormitori”. Secondo una ricerca pubblicata su Brain and Behavior, il cervello di questi soggetti avrebbe connessioni cerebrali più efficienti e ramificate per esempio fra la corteccia sensoriale, che raccoglie le informazioni dall’esterno, e l’ippocampo, dove si formano le memorie. Ciò può far ipotizzare che chi appartiene a questa “specie” sia probabilmente capace di “fermare” i ricordi in modo più efficace, forse anche perché riesce ad approfittare, a questo scopo, anche di momenti di “noia” durante il giorno in cui il cervello non è molto sollecitato. Solo un’ipotesi, che peraltro, se confermata, farebbe anche pensare che il loro sistema di allerta cerebrale sia sempre in stato di iperattivazione, per cui in situazioni monotone potrebbero rischiare di addormentarsi più facilmente, il che potrebbe rivelarsi rischioso, per esempio alla guida. Comunque, per capire se dormiamo abbastanza o no basta valutare la qualità della vita quando siamo svegli: se abbiamo sonnolenza continua, difficoltà di concentrazione e attenzione, piccoli deficit di memoria, è facile che il nostro sonno sia stato troppo breve, oppure che non sia stato di “buona qualità”, perché magari soffriamo di apnee notturne, che sono sicuramente da indagare e curare perché espongono a un maggior rischio di disturbi cardiovascolari. D’altro canto, se dormire poco o male è un problema, può essere di maligna consolazione a insonni e brevi dormitori la recente pubblicazione di un altro studio, questa volta pubblicato su Neurology, secondo il quale restare fra le braccia di Morfeo in media oltre le nove ore a notte, potrebbe essere associato al doppio di probabilità di incorrere in alcune forme di decadimento cognitivo. Se oltre a dormire troppo si è anche poco istruiti, aggiungono gli autori della ricerca, il rischio di demenza salirebbe addirittura di sei volte. Probabile, concludono gli autori della ricerca, che il troppo sonno sia un sintomo, piuttosto che una causa, della demenza. Prendiamo atto ( che altro si può fare?), però, a loro volta, per consolarsi, i “dormiglioni” possono annotare che si dice che un illustre rappresentante della “razza umana” ( parole sue, com’è noto) pare avesse bisogno di almeno dieci ore di sonno per notte, e sembra che il suo cervello abbia funzionato piuttosto bene. Parliamo di Albert Einstein ovviamente.
Restare fra le braccia di Morfeo in media oltre nove ore a notte, potrebbe far incorrere in alcune forme di decadimento cognitivo