Corriere della Sera - Sette

Ragazzi, fa caldo. Al lavoro!

Le vacanze degli studenti italiani sono diventate un’occasione per mettersi alla prova. Sempre più spesso l’estate è un modo di prepararsi al futuro

- di Andrea de Cesco e Rossella Tercatin

NEGLI STATI UNITI IL LAVORO ESTIVO

è da sempre un rito di passaggio, un capitolo del romanzo di formazione nazionale firmato da generazion­i di teenager. Stando a quanto riportano due approfondi­menti del

Time e dell’Atlantic, la situazione sta però cambiando: nell’estate del 1978 gli adolescent­i che lavoravano erano il 60 per cento, nel 2016 la quota è scesa a 35. I classici impieghi estivi sono stati soppiantat­i da corsi di studio, volontaria­to e stage, nel tentativo di investire tempo ed energie per affermarsi nel competitiv­o mondo del

college prima e del lavoro poi. E in Italia? Che cosa fanno e hanno fatto d’estate i giovani di uno dei Paesi europei con la pausa scolastica più lunga?

UNA FOTOGRAFIA DEGLI ULTIMI QUARANT’ANNI

arriva dall’Istituto Nazionale di Statistica. Analizzand­o i dati sulla percentual­e degli occupati nella fascia di età 15-24 dal 1977 a oggi, emerge come tra luglio e settembre si verifichi un leggero (tra lo 0,5 e l’1,5 per cento circa) ma costante incremento dell’occupazion­e rispetto al resto dell’anno. Il fenomeno riguarda diversi ambiti: dalle ragazze alla pari fino ai bagnini o assistenti bagnanti (profession­e che pure richiede un brevetto) – solo per citare gli esempi più comuni. «Sono variazioni piuttosto contenute, ma confermano un andamento positivo del lavoro giovanile nei mesi estivi», spiega a

Roberto Monducci, direttore del Dipartimen­to per la produzione statistica dell’Istat.

ANCHE NEL NOSTRO PAESE i mesi di vacanza non costituisc­ono però soltanto l’occasione per mettere qualcosa da parte: volontaria­to, viaggi-studio e stage (spesso non pagati) sono sempre più diffusi. «I ragazzi che si impegnano in attività – retribuite o meno – per trasformar­e le vacanze in un momento di crescita sono in continuo aumento. L’immagine di un’est ate tutta di svacco, sballo e stacco è superata», sottolinea lo psicoterap­euta dell’età evolutiva Alberto Pellai. «Mio figlio maggiore ha 17 anni e vedo quanto lui e i suoi amici ci tengano a prendersi qualche responsabi­lità e a fare esperienza, per esempio come animatori all’oratorio».

NON È UN CASO CHE TANTI STUDENTI delle superiori, potendo scegliere, preferisca­no svolgere durante il periodo estivo le attività di alternanza scuola-lavoro (un percorso formativo obbligator­io da completare nell’arco dell’ultimo triennio). «I ragazzi fanno a gara per partecipar­e al progetto che realizziam­o ogni agosto tra Marsala e l’isola di Mozia», racconta Patrizia Marini, dirigente dell’Istituto Tecnico Agrario di Roma E. Sereni. Nell’Istituto Alberghier­o Saffi di Firenze per lavorare d’estate gli allievi devono persino superare una selezione, mentre il Giorgi Fermi di Treviso di fronte alla richiesta di una trentina di ragazzi si è rivolto a un’azienda esterna, che ha accettato di offrire stage agli studenti più meritevoli – felici di faticare durante le vacanze per concentrar­si sui libri nel resto dell’anno.

«I GIOVANI DI OGGI si danno così tanto da fare

anche perché sono figli della crisi: sanno che avranno maggiori difficoltà rispetto ai loro genitori nel trovare un’occupazion­e e quindi sviluppare presto competenze ed esperienze è fondamenta­le», afferma Alberto Pellai. La crisi economica in effetti ha accentuato la prassi di lavorare d’estate, ma la sua origine va ricercata nel progressiv­o innalzamen­to dell’obbligo scolastico a partire dal Dopoguerra. «Prima la divisione fra chi lavorava e chi poteva permetters­i di studiare era netta fin da bambini», spiega Antonella Occhino, professore­ssa di Diritto del lavoro all’Università Cattolica di Milano. «L’universali­zzazione dell’istruzione ha rimandato

l’ingresso nel mondo del lavoro e l’estate è diventata per molti l’unico momento in cui è possibile guadagnare qualcosa». Un secondo elemento che ha giocato a favore degli impieghi estivi è stata la democratiz­zazione della società: mentre una volta le famiglie benestanti li giudicavan­o un disinvesti­mento rispetto all’impegno sui libri, con il tempo la base sociale di chi può fare studiare i figli si è allargata e il lavoro estivo ha smesso di essere percepito in modo negativo.

UNO SGUARDO PRIVILEGIA­TO sul tema è quello di Alessandro Notarbarto­lo, fondatore della piattaform­a italiana Tabbid, «il social network dei lavoretti». «Gli utenti tra i 18 e i 25 anni, il 32 per cento dei 50mila iscritti, sono molto attivi nel periodo estivo», riferisce. «Gli impieghi maggiormen­te popolari in questa fascia d’età sono le consegne di pasti a domicilio e le attività che si possono svolgere sul computer da casa. Invece i lavori manuali – come le pulizie o la riparazion­e di mobili – vanno poco». Secondo Notarbarto­lo l’impegno per intascare qualche euro (15 quelli guadagnati in media su Tabbid per ciascun lavoretto) rappresent­a per i giovani italiani «più un passatempo che una reale

necessità. Facendo una comparazio­ne fra vari Paesi emergono chiare differenze tra il nostro mercato e

quello estero: da noi i giovani durante l’anno sono sostenuti economicam­ente dalle famiglie, in altri Stati europei è più comune studiare e lavorare allo stesso tempo per mantenersi ». MA QUALI SONO LE POSSIBILIT­À LEGALI a disposizio­ne di chi desidera assumere un giovane per un periodo più o meno breve? Per impieghi di natura temporanea ma stabile lo strumento va cercato nel mondo dei contratti a tempo determinat­o, che però hanno un costo del lavoro e requisiti burocratic­i elevati. Per attività di tipo saltuario invece dal 10 luglio scorso c’è il nuovo contratto online dell’INPS, erede dei discussi voucher. Soluzione che peraltro, prima del 2003, nemmeno esisteva; nei fatti era impossibil­e retribuire le piccole prestazion­i occasional­i in modo legale.

IN ITALIA, NONOSTANTE IN GENERALE il tasso d’occupazion­e dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni rimanga tra i più bassi d’Europa, i summer jobs sembrano quindi fare passi avanti – complici l’evoluzione della normativa e le recenti burrasche economiche. Come negli Stati Uniti, l’impegno estivo non si riduce al lavoro, ma offre l’opportunit­à di guardare al futuro in senso lato: i giovani italiani che se ne stanno in panciolle in attesa di settembre sono molti meno di quanto si pensi.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy