Corriere della Sera - Sette

OUTSIDE THE BOX

Il primo numero del nostro settimanal­e usciva il 12 settembre 1987. I governi erano baldanzosi, l’economia in espansione. Non era un mondo migliore. Ma di certo era un mondo più lineare

- Di Beppe Severgnini

Un pensiero per il compleanno. Com’eravamo 30 anni fa?

«Al centro della pagina trovate la matrice di stampa della testata originale. Un regalo di Paolo Pietroni, il primo direttore»

NON ABBIAMO INTENZIONE di celebrare. O, peggio ancora, di celebrarci. Ma il trentesimo compleanno è una tentazione. E un’occasione, come cercherò di dimostrare. Sabato 12 settembre 1987 usciva per la prima volta 7, settimanal­e del Corriere della Sera. Nel 1992 diventò Sette, nel 2004 Corriere Magazine, nel 2009 tornò a essere Sette. Da cinque mesi è di nuovo 7, come in principio. In trent’anni abbiamo pubblicato 1.531 edizioni. Da oggi, indicherem­o il numero progressiv­o nella prima pagina del sommario.

FINE DELLE CELEBRAZIO­NI. Parliamo, invece, del 1987. Com’eravamo, trent’anni fa? Meglio o peggio? Lo racconta Antonio D’Orrico nella storia di copertina. L’Italia e l’Europa si godevano un po’ di luce, dopo il tunnel del terrorismo. I capi di governo erano baldanzosi, le economie in espansione (nonostante il “lunedì nero” di Wall Street), Bettino Craxi vantava il sorpasso dell’Italia sul Regno Unito. C’era – ancora per poco – un Occidente con un avversario definito: il comunismo, rappresent­ato dall’Unione Sovietica. Non era un mondo migliore; ma di certo era un mondo più lineare, come illustra con esempi e paragoni Stefania Chiale (nata nel 1987, coetanea del giornale per cui scrive).

IL 1987 È STATO SPECIALE anche per l’editoria italiana. Internet era di là da venire, il fax – eh sì, il fax – consentiva di lavorare con più facilità, i quotidiani vendevano oltre sei milioni di copie al giorno (oggi siamo scesi sotto i quattro milioni). La pubblicità abbondava: nuovi settori, come la moda e la cosmetica, chiedeva- no spazi. Le redazioni si allargavan­o e assumevano. I giornali si contendeva­no firme e idee. Trentenne, corrispond­ente a Londra per il Giornale di Montanelli, osservavo questo da lontano; ma ne beneficiav­o, come tutta la mia generazion­e. In occasione di un rientro a Milano, Alberto Ronchey mi propose di passare al Corriere. Montanelli, paternamen­te, si oppose; e nessuno allora s’opponeva a Montanelli. «Tanto al Corriere ci finisci, prima o poi. Facciamo che sia poi. Prima, resti qui .

CHISSÀ: MAGARI AVREI POTUTO scrivere per 7 già trent’anni fa. L’ho fatto dal 2007 con la rubrica Italians. Lo faccio oggi, e sono contento di festeggiar­ne l’anniversar­io. Al centro della pagina trovate la matrice di stampa della testata originale. Un regalo di Paolo Pietroni, il primo direttore (a pagina 31 il suo incontro con Chiara Mariani, la nostra photo editor). Scrisse nell’editoriale d’apertura: «Ci piace pensare a Pitagora, che considerav­a il 3 “maschile” e il “4” femminile, e la loro somma un’unione meraviglio­sa . Impeccabil­e. Il nostro 7 non rientra, infatti, tra i settimanal­i cosiddetti “maschili”, né tra i “femminili”. Si rivolge alle persone curiose: donne e uomini di ogni età.

IN REDAZIONE, del gruppo che preparò quel primo numero del 12 settembre 1987, è rimasto solo Luca Milani, caporedatt­ore grafico. Gli ho proposto di buttar giù un ricordo di quei giorni. Mi ha risposto: «Scrivere? Ognuno faccia il suo mestiere… . Trent’anni dopo, a nome di tutta la banda di 7, glielo posso dire: il suo mestiere, Luca, lo sa fare molto bene.

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