Mio marito? Lo sogno ancora mentre peschiamo pesci gatto
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Il migliore della settimana: Maurizia Venir, 63 anni
IO ABITO IN UNA CASA SCURA E SEVERA che non mi è mai piaciuta e anche i mobili non mi sono mai piaciuti: troppo massicci. La casa e i mobili appartenevano a mio marito, ma io non ho avuto la caparbietà di convincerlo a cambiare casa ed acquistare nuove masserizie. Mio marito era, per certi versi, più scuro e massiccio delle sue proprietà, mentre per tante altre cose era l’uomo più chiaro e leggero che io abbia mai conosciuto. La casa dove abito l’ho sempre usata come un ovile, mentre mi è sempre piaciuto abitare nelle altre due case di mio marito: la sua testa e il suo cuore. È lì che mio marito mi accoglieva sempre a braccia aperte. Erano i suoi alberghetti a ore. Io, lì, avevo sempre tutto quello che mi piaceva: un suo sguardo, un rossore sul suo viso, un suo sorriso e poi anche del caffè, un plaid e le mie comode ciabattine friulane.
I DUE ALBERGHETTI erano dotati di porte laterali: una spinta ed entravo direttamente nella cucina della casa scura, dove preparavo per il mio albergatore affamato, un risotto con funghi e speck. Volevo vivere per sempre così, senza malattie, senza morte. Poi una malattia ha umiliato mio marito tanto che lo ha portato a scegliere, con un atto di coraggio, un’altra vita. E a me è toccato scegliere le quattro assi inchiodate per contenere le sue quattro ossa. Ecco la sua bara è stata l’unico mobile scelto solo da me. Ho voluto il legno del ciliegio europeo, dalle belle venature rossastre, ha la leggerezza ed il colore di un ghiacciolo all’amarena. E mi piace pensare che mio marito se ne sia andato nell’aldilà succhiando un ghiacciolo all’amarena. E come lui anch’io vorrei una casa con dei mobili al sapore di cioccolato e nocciola. Non servirebbe spolverarli: darei una leccatina ogni tanto e forse mio marito riderebbe della mia incontenibile golosità! Vorrei che dal camino entrasse un fiocco di neve, una piuma, un filo d’erba.
VORREI SENTIRE la voce di Mauro scivolare lungo la grondaia in un giorno di pioggia. E al mattino non vorrei vedere gli occhi severi del monte Cavallo, ma le onde di un azzurro mare. Mi piacerebbe che un’accecante luce sbiancasse la mia vita e un forte vento spazzasse via la mia tanta malinconia. Vorrei ballare in un girotondo con le piume, i fiocchi di neve, i fili d’erba e la voce calda di mio marito… Lui, da bambino, pescava nel fiume i pesci gatto e io, ora, da vedova, sogno di pescare delle aringhe nel mio mare nordico. Immagino noi due insieme, con le canne e le retine, in attesa che i pesci gatto e le aringhe abbocchino. Vorrei arrossire per un suo sguardo e scambiarci i secchielli con i pesci che guizzano ancora vivi e ributtarli in mare. Un goloso ed invitante baratto di due teste e due cuori: i nostri.