Corriere della Sera

SCHMIDT, ANCHE UN POLITICO PUÒ ESSERE AMATO DA TUTTI

- Danilo Taino @danilotain­o © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Helmut Schmidt è andato controcorr­ente, di nuovo, ieri, al suo funerale. Ha mostrato che, persino nel 2015, anche un politico può essere popolare, rispettato e amato dai suoi colleghi, dalle classi dirigenti internazio­nali, ma anche adorato dai cittadini, non importa di quale credo politico. Certo, l’ex cancellier­e tedesco era davvero «un gigante», come ha detto ieri Olaf Scholz, il sindaco di Amburgo, la sua città, nella Sankt Michaelis Kirche. Speciale, intellettu­ale e uomo d’azione coraggioso, militante di partito ma pensatore indipenden­te e anticonfor­mista. Ma è proprio questa l’eredità prima che Schmidt lascia: una traccia per capire la differenza tra un governante e uno statista.

Prima di morire, aveva fatto sapere cosa e chi avrebbe voluto al suo funerale di Stato. Il salmo 90 della Bibbia, quello che dice «gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via»: per lui, robusto in una vita mai tranquilla, sono stati 96, faticosi, con delusioni ma con grandi risultati. E poi ha voluto la musica, che ieri ha riempito a lungo la chiesa che gli amburghesi chiamano Michael: soprattutt­o Bach, che tanto aveva suonato al pianoforte. E l’elenco degli amici da invitare, al fianco di quelli istituzion­ali. Henry Kissinger, che avrebbe voluto lasciare la scena prima di lui ma che ieri, in uno dei discorsi ufficiali, ha detto che Schmidt è ancora con noi. L’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing e quello italiano Giorgio Napolitano. C’erano poi i vertici dell’Europa. E quelli della Germania. Il presidente Joachim Gauck e Angela Merkel, che ha ricordato il valore delle parole di Schmidt quando lei, nata ad Amburgo, viveva con la famiglia nella Germania Est.

Ma, fatto straordina­rio, fuori dalla chiesa, ad accompagna­rlo è stata soprattutt­o una folla sui due lati della strada, a salutare non solo uno dei figli più illustri di Amburgo ma lo statista che non ha mai cercato il consenso conformist­a, nella lotta al terrorismo domestico fino al rifiuto, durato ottanta anni, di smettere di fumare. Un uomo tutto d’un pezzo, fino alla punta della sua sigaretta.

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