SCHMIDT, ANCHE UN POLITICO PUÒ ESSERE AMATO DA TUTTI
Helmut Schmidt è andato controcorrente, di nuovo, ieri, al suo funerale. Ha mostrato che, persino nel 2015, anche un politico può essere popolare, rispettato e amato dai suoi colleghi, dalle classi dirigenti internazionali, ma anche adorato dai cittadini, non importa di quale credo politico. Certo, l’ex cancelliere tedesco era davvero «un gigante», come ha detto ieri Olaf Scholz, il sindaco di Amburgo, la sua città, nella Sankt Michaelis Kirche. Speciale, intellettuale e uomo d’azione coraggioso, militante di partito ma pensatore indipendente e anticonformista. Ma è proprio questa l’eredità prima che Schmidt lascia: una traccia per capire la differenza tra un governante e uno statista.
Prima di morire, aveva fatto sapere cosa e chi avrebbe voluto al suo funerale di Stato. Il salmo 90 della Bibbia, quello che dice «gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti, e il loro agitarsi è fatica e delusione; passano presto e noi voliamo via»: per lui, robusto in una vita mai tranquilla, sono stati 96, faticosi, con delusioni ma con grandi risultati. E poi ha voluto la musica, che ieri ha riempito a lungo la chiesa che gli amburghesi chiamano Michael: soprattutto Bach, che tanto aveva suonato al pianoforte. E l’elenco degli amici da invitare, al fianco di quelli istituzionali. Henry Kissinger, che avrebbe voluto lasciare la scena prima di lui ma che ieri, in uno dei discorsi ufficiali, ha detto che Schmidt è ancora con noi. L’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing e quello italiano Giorgio Napolitano. C’erano poi i vertici dell’Europa. E quelli della Germania. Il presidente Joachim Gauck e Angela Merkel, che ha ricordato il valore delle parole di Schmidt quando lei, nata ad Amburgo, viveva con la famiglia nella Germania Est.
Ma, fatto straordinario, fuori dalla chiesa, ad accompagnarlo è stata soprattutto una folla sui due lati della strada, a salutare non solo uno dei figli più illustri di Amburgo ma lo statista che non ha mai cercato il consenso conformista, nella lotta al terrorismo domestico fino al rifiuto, durato ottanta anni, di smettere di fumare. Un uomo tutto d’un pezzo, fino alla punta della sua sigaretta.