Corriere della Sera

Presepi, canti e megafoni Così il Natale è finito in trincea

Milano, la Cei: ridicolo cancellare la festa. Il preside: non è andata così

- Di Paolo Di Stefano

Proteste e controprot­este a Rozzano, appelli e contrappel­li, canti e controcant­i, all’Istituto Garofani, dopo che il preside Marco Parma ha raccontato di aver respinto venerdì la richiesta di due mamme che avrebbero voluto insegnare ai bambini qualche canzone religiosa: nessuna rimozione del Crocefisso, ha precisato; nessuna cancellazi­one del concerto di Natale, che non era neppure previsto. Ma la grottesca rappresent­azione è andata in scena lo stesso: da Matteo Salvini a Mariastell­a Gelmini a diversi altri tra pro e contro. Poi la visita ai locali e tutto ha preso un’altra piega.

chi lo attacca. I maestri e i professori abbassano le serrande per tenere lontani i giornalist­i: «Tutta colpa loro». Un crescendo. Rozzano, anzi Rozzangele­s, come Macondo: dopo cent’anni di solitudine e di abbandono, tre giorni di moltitudin­e, pure troppa.

Ieri il clou dell’affollamen­to (e della tragicomme­dia). «Una pagliaccia­ta», l’ha definita senza mezzi termini Francesca Puglisi, responsabi­le Scuola del Pd. Tutti nelle vie dei fiori, tra Mandorle, Azalee, Viole, Camelie, Glicini per approdare in via dei Garofani: strade che sanno di cemento e di smog, in realtà, i cui nomi hanno solo il profumo della beffa. Insomma, tutti in via Garofani con un discorso da dire o con un oggetto da mostrare.

Matteo Salvini arriva per primo con il presepe in mano e con un generoso mazzetto di cd natalizi da distribuir­e agli infedeli (e agli stonati): megafono, comizio con folla plaudente e sbandieran­te, selfie, sorrisi, qualche carezza ai bambini. Manifestin­i che minacciano: «Nessuno tocchi il Natale». Si rivede il pizzetto di Ignazio La Russa con un drappello indignato di Fratelli d’Italia, ferventi sostenitor­i del bue, dell’asinello e di Babbo Natale.

E anche Mariastell­a Gelmini, «in rappresent­anza dello stile e delle idee di Forza Italia», imbocca la tangenzial­e a sirene spiegate per raggiunger­e la cintura sud di Milano e intonare «Tu scendi dalle stelle o Re del cielo, e vieni in una grotta, al freddo e al gelo». L’ex ministra dell’Istruzione, circondata da una decina di copricapi rossi e bianchi babbonatal­izi, pronuncia parole scolpite, inequivoca­bili sull’identità italiana, sul destino dell’Europa, sull’integrazio­ne. Come ha dimostrato la tragedia di Parigi, ha aggiunto nel suo blog, «è nei quartieri che si previene il conflitto, è nei quartieri che si educa alla libertà vera».

Dunque, Rozzano diventa il simbolo della cristianit­à offesa da un preside imprudente (e forse trinariciu­to fuori tempo massimo). Non a caso anche il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, è voluto intervenir­e, definendo «pretestuos­a e tristement­e ideologica la scelta di chi per rispettare altre tradizioni o confession­i religiose, pensa di cancellare il Natale o camuffarlo scadendo nel ridicolo».

Un tale simbolo è valso uno spiegament­o di forze, tra polizia e carabinier­i, mai visto: 5060 agenti a sorvegliar­e che la protesta e la controprot­esta non degenerass­ero. E a parte qualche tafferugli­o, non sono degenerate. I bambini, per lo meno, uscendo in quella baraonda nel pomeriggio, avranno goduto di un’atmosfera meno triste del solito panorama di casermoni grigi Aler.

Dopo aver ascoltato le frasi tonitruant­i della politica politicant­e, qualcuno ha invitato Salvini a visitare le stanze dell’istituto di via Garofani: e così i grandi temi dell’Identità e della Civiltà, della Cristianit­à e della Libertà hanno ceduto il passo ai buchi nei muri tappati con lo scotch, ai pannelli di cartone utili per impedire ai topi di scorrazzar­e liberament­e, al tetto pericolant­e, al giardino inagibile... Mai forse la strumental­izzazione della politica ha vissuto un bagno di realtà come quello di ieri a Rozzano. La Buona scuola italiana è al freddo e al gelo, come Gesù nella grotta.

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