Miti classici e oggetti quotidiani: versi del disordine
L’intersezione, che dà equilibrio momentaneo, è il punto immaginario dove si vengono a fondere la realtà individuale quotidiana con il valore collettivo delle esperienze vissute. Un’armonia fittizia, che dura soltanto un attimo. Nel regno dell’immaginazione illusoria la frequenza di contatto si frantuma, la visione stabile si spezza e gli esseri umani tornano nel loro allucinante percorso a essere travolti dal perenne caos. È quanto evidenzia con sarcasmo e corrosiva consapevolezza Paolo Mazzocchini nella raccolta poetica Chiasmo apparente edita da LietoColle. Grecista e raffinato filologo, nato a Castelfidardo (Ancona) nel 1955, l’autore sceglie di mettere in esergo alle tre sezioni in cui è divisa la silloge, altrettanti testi di Seamus Heaney, il poeta cattolico irlandese premio Nobel per la letteratura nel 1995, scomparso nel 2013. Non c’è rassegnazione nella poetica di Paolo Mazzocchini, né ci sono tracce di fragilità interiore. Semmai il dolente riscontro che l’essere umano vive spaccato a metà tra sogno e raziocinio. Prigioniero nella cella della ragione, riesce a evadere scardinando il dominio dell’intelletto grazie a visioni oniriche intermittenti. Non mancano ampie allusioni a miti e riferimenti ad autori della cultura greca e latina, percepiti quali forti presenze esemplari nel mondo d’oggi. Così Tiresia, Pandora, Orfeo, Dioniso, Calipso, Perseo, Aristofane, Seneca, Lucrezio, Catullo si mescolano a cose minime della vita di tutti i giorni come lattine, mozziconi di sigaretta, guardrail, binari, paesaggi d’asfalto. In mezzo a questo immenso disordine restano poche certezze quali l’anima e l’Essere creatore. Nella poesia intitolata «Deus est» Mazzocchini scrive con una certa ironia: «Dio esiste, mente/ senza corpo, e forse/ se la ride beatamente — ovvero/ si è pentito, amaramente — d’averci fatto corpo/ con la mente».