Corriere della Sera

Tra reticenze e scaricabar­ile l’affanno delle istituzion­i

Possibile che davvero non si sappia a chi imputare la scelta?

- di Marco Galluzzo

Avviare un’indagine interna, affidata al segretario generale di Palazzo Chigi, Paolo Aquilanti, significa ammettere che a tre giorni dal fatto non si sa chi ha preso la decisione. E che non è chiaro di chi siano le responsabi­lità della scelta di oscurare i nudi della nostra storia dell’arte, per non imbarazzar­e, o contrariar­e, il presidente iraniano in vista a Roma. Possibile? A giudicare dal coro unanime di giudizi che si raccolgono fra i funzionari della presidenza del Consiglio, ovviamente in forma anonima, no, non è possibile. In quella che appare trasformar­si, con il passare delle ore, in una grottesca corsa allo scaricabar­ile, manca un elemento, al di là del merito, di razionalit­à.

Dicono all’ufficio diplomatic­o, diretto da Armando Varricchio, che in queste ore si trova a Tokyo per una riunione degli sherpa del G7: «Noi non c’entriamo nulla». Dice l’ufficio stampa: «Anche noi non c’entriamo nulla». Dice anche l’ufficio del cerimonial­e, almeno quello velatament­e incriminat­o: «Non fateci parlare». Dice ancora il ministro dei Beni Cultuali, Dario Franceschi­ni: ceschiulla « Io non sapevo nulla e nemmeno Renzi». Aggiungono iungocarit­à, alla Farnesina: «Per carità, noi con le guide rosse e lestaa

statue non c’entriamo nulla».

Eppure, a rigore di logica, visto che Renzi ha rivoluzion­ato uzionae il modo di lavorare della presidenza del Consiglio,o, visto che non si muove moscaa senza il consenso degli uffici alladiemie­r,

diretta dipendenza del premier, è realmente possibilel­e che qualcuno abbia preso unana de-decisione di questo rilievo,, abbia ordinato dei pannelli di legno, li abbia fatti trasportar­eare nei corridoi dei Musei Capitolini, itolini, li abbia installati, senzaa che a tre giorni dall’evento si conoscano con certezza dinamica e responsabi­lità della decisione?

Si tira fuori, in modo anche piuttosto critico, ovvero puntando l’indice contro Palazzo Chig Chigi, il Soprintend­ente dei Muse Musei Capitolini, Claudio Parisi si Pre Presicce. Che però ha ricevuto to da dal commissari­o di Roma, Fran Francesco Paolo Tronca, la richiesta chies urgente e perentoria di una rrelazione scritta su quanto accad accaduto. Possibile che chi ha la susupervis­ione sui musei non sape sapesse nulla, almeno di ciò che aaccade in casa propria?

Un governo che apre un’indagine dagi interna su decisioni che ha preso, un Soprintend­ente dent che non sa nulla, un com commissari­o prefettizi­o che ha fufunzioni di sindaco della Capi Capitale che ha bisogno di chied chiedere cosa accade nel palazzo lazzo adiacente al suo, con una relaz relazione scritta. Possibile, anche che i in questo caso, che non lo sapp sappia già?

Ne Nel gioco delle reticenze, e nella dinamica di un’indagine inter interna, sembra comunque rifletters­i flette l’affanno istituzion­ale per uuna vicenda sottovalut­ata e sfusfuggit­a di mano. Così come emerge, in modo vistoso, un meccanismo decisional­e che ha certamente bisogno di correzioni, dentro il palazzo del governo. Almeno se c’è bisogno di affidare un’indagine formale al segretario generale per risalire alla responsabi­lità di coprire con dei pannelli delle statue.

E’ possibile che alla fine a pagare sia Ilva Sapora, la direttrice dell’ufficio del Cerimonial­e di Palazzo Chigi. Mentre alla Farnesina fanno notare

La realtà Non si muove mosca senza il consenso degli uffici alla diretta dipendenza del premier

che un loro diplomatic­o, Cristiano Gallo, fino a due anni fa supervisio­nava gli aspetti internazio­nali dell’ufficio della Sapora, «ma poi è stato fatto fuori, quindi non rivolgetev­i a noi». L’idea che un apparato istituzion­ale complesso possa lavorare in modo trasparent­e e armonico ne esce ammaccata.

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Museo Sopra, le statue coperte.te. Sotto la Venere Capitolina

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