Corriere della Sera

Finisce nel sangue la rivolta dei cowboy I federali all’assalto, muore un miliziano

In rivolta contro lo Stato (e le tasse) avevano occupato un edificio vuoto in una riserva dell’Oregon

- Guido Olimpio golimpio@corriere.it

WASHINGTON È finita male. Un ribelle ucciso dall’Fbi, un altro ferito, otto in arresto e un gruppo di irriducibi­li circondati all’interno della riserva naturale di Burns, Oregon. Primo epilogo di una sfida iniziata in modo quasi folklorist­ico, ma diventata una brutta grana.

Il 2 gennaio una formazione di estremisti, raccolti sotto il nome di «Cittadini per la Costituzio­ne», ha invaso armi alla mano un edificio utilizzato di solito dalla Forestale. Protagonis­ti del gesto, alcune decine di uomini arrivati da fuori e guidati dai fratelli Bundy, Ammon e Ryan. Recidivi perché insieme al padre Cliven avevano già sfidato la legge nel 2014 in Nevada.

L’occupazion­e ha rappresent­ato una forma di protesta contro la condanna di due allevatori accusati di aver bruciato terreni di proprietà federale. La coppia aveva già scontato una periodo di detenzione, ma il giudice ha deciso che dovevano tornare in galera. Da qui la risposta dei militanti che hanno usato la vicenda per la loro battaglia contro Washington, convinti che la terra statale debba tornare ai cittadini e in particolar­e a chi alleva bestiame.

Ribellismo unito a un’altra rivendicaz­ione: non vogliono pagare allo Stato l’affitto dei pascoli dati in uso. Slogan e cause sposate anche da alcune milizie che indossano a volte il cappello da cowboy e si vestono con la mimetica dei soldati. Ovviamente tutti bene armati.

Memore di altri disastri, l’Fbi ha circondato la riserva insieme alla polizia locale, poi ha avviato una trattativa sperando di disinnesca­re la mina. La gente del posto si è presto stufata di quella presenza straniera, ha chiesto ai miliziani di andarsene. Lo Sceriffo ha provato a mediare sostenendo che qualcosa doveva

Mobilitazi­one Da California e Arizona appelli ad aiutare i ribelli: «Riprendiam­oci l’America»

pur essere concesso. Aperture contestate da chi invocava la linea dura per ristabilir­e la legalità violata.

La trappola è scattata alle 16.30 di martedì. Le forze di sicurezza hanno atteso che i fratelli Bundy, insieme ad alcuni fedelissim­i, si spostasser­o in auto per raggiunger­e una località vicina. Il minicorteo di veicoli è stato intercetta­to e — secondo la versione ufficiale — qualcuno ha provato a resistere. Le pistole non sono rimaste nelle fondine, si è sparato.

I proiettili hanno raggiunto Robert LaVoy Finicum, 55 anni, undici figli, una 45 al fianco, portavoce del gruppo e proprietar­io di una fattoria al confine tra Utah e Arizona, dove accoglie orfani e ragazzi con problemi. Luoghi affascinan­ti, posti che sono rimasti comunque duri. L’Old West è ancora vicino. Un mio amico che ha un ranch sul confine con il Messico e mille capi che brucano l’erba federale dice che «a volte è più selvaggio di allora». E gli animi fanno in fretta ad accendersi, come un incendio nella prateria.

La notizia della sparatoria ha avuto quell’effetto. Le unità scelte dell’Fbi hanno creato altri posti di blocco per accrescere la pressione sugli assediati nella riserva dandogli tempo, però, per andarsene. I seguaci di Ammon, un tipo che si veste come Tom Mix ma ha un passato di meccanico e guai con il fisco, hanno denunciato la mossa della polizia.

Dalla California e dall’Arizona sono partiti appelli alla mobilitazi­one da parte di estremisti. «È un dovere raggiunger­e Burns per aiutare i fratelli, vediamo se le vostre promesse di difendere la costituzio­ne non sono chiacchier­e», ha gridato Gary Hunt, leader della Operation Mutual Defense e simpatizza­nte degli attentator­i di Oklahoma City, strage costata la vita nel 1995 a 168 persone.

Per questo gli agenti restano in guardia. Carabine, munizioni e teste calde sono tre generi che non mancano mai. Come ha detto Shawna Cox, la pasionaria finita in manette, «è venuta l’ora di riprenderc­i l’America».

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Fotosegnal­ati Da sinistra, Ammon Bundy, Brian Cavalier, Joseph O’Shaugnessy, Shawna Cox, Peter Santilli, Ryan Bundy, Ryan W. Payne

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