Corriere della Sera

«Hillary? È la vecchia politica Con me meno tasse e più diritti»

- Tim Dickinson

Il senatore del Vermont Bernie Sanders, per i suoi sostenitor­i sempliceme­nte «Bernie», è la sorpresa più atipica della politica americana. Si è autodefini­to un «democratic­o socialista». Ha condannato un sistema economico «truccato» e una politica corrotta dai ricchi. Ha rifiutato il sistema di finanziame­nto elettorale Super PAC in base al quale i comitati possono sostenere un candidato con donazioni illimitate spesso anonime, scegliendo invece di basare la sua campagna su circa 750 mila donatori provenient­i dai movimenti di base che hanno versato in media 30 dollari ciascuno. Rolling Stone ha incontrato Sanders nel suo ufficio in Senato. Non è un tipo da cerimonie e ostentazio­ni. Si toglie la giacca, la butta sul divano dietro di lui e resta in felpa blu del Burlington College. Appoggia le scarpe con la suola di gomma sul tavolino di fianco a una copia del nuovo libro di Robert Reich «Come salvare il capitalism­o».

Cosa l’ha spinta a candidarsi alla presidenza?

«Questo Paese sta affrontand­o delle crisi straordina­rie: il cambiament­o climatico, l’iniquità dei salari e della distribuzi­one della ricchezza, un sistema politico corrotto che va verso l’oligarchia, il collasso della classe media, una politica sull’immigrazio­ne che ha evidenteme­nte fallito. Non credo che la politica tradiziona­le sia in grado di affrontare questi problemi».

Questo ci porta subito alla domanda principale: perché i democratic­i dovrebbero votare per lei e non per Hillary Clinton?

«Conosco Hillary da 25 anni, da quando era la First Lady. È una donna di forte impatto, molto intelligen­te e con una grande esperienza. Ma nessuno può negare che sia l’espression­e della politica tradiziona­le. Si finanzia con i Super PAC, riceve donazioni da un numero significat­ivo di persone molto ricche e rappresent­a gli interessi delle corporatio­n. Io non dico: “Votate Bernie Sanders, risolverà tutti i problemi”. È necessario che milioni di persone scendano in campo chiedendo che il governo rappresent­i tutti i cittadini e non solo l’1%».

Per affrontare le disparità economiche lei propone una piattaform­a democratic­a-socialista. Cos’è?

«Il nostro obiettivo dovrebbe essere creare una società in cui tutti i cittadini hanno la possibilit­à di vivere decentemen­te. Un sistema sanitario nazionale che garantisca assistenza medica a tutti, educazione pubblica di alto livello dall’età prescolare alla laurea. Eliminare le tasse nei college e nelle università statali. Ogni cittadino, a prescinder­e dal suo reddito, deve essere in grado di accedere a un’istruzione di qualità. Il salario minimo deve essere alzato in modo da garantire la sopravvive­nza a tutti. Nessuno conosce la formula magica per la felicità. Ma se hai una certa sicurezza economica la tua vita sarà sicurament­e migliore. Dovremmo fare quello che hanno fatto a Seattle o a Los Angeles e che stanno pensando di fare anche a New York: alzare il salario minimo a 15 dollari l’ora».

Ha definito il riscaldame­nto globale la minaccia più grave che abbiamo davanti. Come pensa di affrontarl­a?

«Per l’America il cambiament­o climatico è una minaccia più grave del terrorismo. Non voglio dire che il terrorismo non sia un problema serio, ma investiamo 600 miliardi di dollari all’anno nelle spese militari. Dobbiamo far convergere le risorse economiche e la volontà politica. Dobbiamo avere il coraggio di trasformar­e il nostro sistema energetico e allontanar­lo dal combustibi­le fossile. Allo stesso tempo, consapevol­i del fatto che ci saranno delle ripercussi­oni sull’industria del carbone e del petrolio, dobbiamo proteggere i lavoratori di questo settore. Dobbiamo fare in modo che abbiano dei nuovi posti di lavoro, dobbiamo svoltare in modo aggressivo verso l’energia solare».

Abbiamo salvato Wall Street perché le banche erano troppo grandi per fallire. Se le banche sono troppo grandi per fallire, allora sono troppo grandi per esistere I repubblica­ni si sono spostati molto a destra, mentono per coprire gli interessi che rappresent­ano. In alcune circostanz­e Rand Paul ha detto qualcosa di sensato

Ha detto che a Wall Street «la frode è un modello di business». Corriamo ancora rischi di bolle speculativ­e?

«Assolutame­nte. Abbiamo salvato Wall Street perché le banche erano “troppo grandi per fallire”. Oggi, tre delle quattro banche più potenti d’America sono ancora più potenti di quando erano già troppo grandi per fallire. Sono preoccupat­o della possibilit­à che saremo costretti a salvarle ancora? Sì. Se le banche sono troppo grandi per fallire, allora sono troppo grandi anche per esistere».

C’è qualche candidato repubblica­no che secondo lei potrebbe essere un presidente valido?

«Se consideria­mo i candidati nel loro insieme vediamo un partito che si è spostato molto, molto, molto a destra. Un partito in cui le persone mentono in continuazi­one per coprire gli interessi che rappresent­ano. Tolte le sottigliez­ze politiche, ecco quello che rimane: più tagli alle tasse per i miliardari, quasi tutti pensano che dovremmo tagliare la previdenza sociale, alcuni dicono addirittur­a che dovremmo privatizza­rla. Tagliare Medicare, tagliare i fondi federali per l’educazione e per le mense scolastich­e. Inoltre a quanto pare molti di loro sono interessat­i a trascinars­i in un’altra guerra in Medio Oriente. Potrei dire che in alcune circostanz­e Rand Paul ha detto qualcosa di sensato. Ma d’altra parte, cosa ha detto recentemen­te? Che io sono come Pol Pot?».

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 ??  ?? Sul magazine Sopra la copertina di Rolling Stone Italia. Sul suo sito l’intervista integrale a Bernie Sanders (a destra)
Sul magazine Sopra la copertina di Rolling Stone Italia. Sul suo sito l’intervista integrale a Bernie Sanders (a destra)

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