Corriere della Sera

I punti

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Ecco le 10 proposte di Legambient­e contro l’inquinamen­to dell’aria in Italia

Realizzare nuove linee metropolit­ane e di tram

Introdurre 1.000 treni per i pendolari

Creare 100 strade per la ciclabilit­à urbana

Ridurre la velocità a 30 km/h all’interno dei centri abitati

Introdurre una tariffa per chi si muove in tutte le grandi città

Stop ai sussidi all’autotraspo­rto

Fuori i diesel dalle città: limitare la circolazio­ne in ambito urbano dei veicoli più inquinanti sul modello della città di Parigi

Riscaldars­i senza inquinare: vietare l’uso di combustibi­li fossili, con esclusione del metano, nel riscaldame­nto degli edifici

Ridurre l’inquinamen­to industrial­e

Nuovi controlli sulle emissioni reali delle auto

Continua a non piovere, di vento neanche un refolo e così l’Italia si ritrova di nuovo avvolta dallo smog. I sindaci dei grossi centri sono sempre più preoccupat­i per la salute dei cittadini. Ieri, Napoli ha deciso di inasprire i limiti per i veicoli più inquinanti: dal primo al 6 febbraio non potranno circolare dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30. Via libera ai mezzi Euro 4, elettrici o Gpl, a quelli del trasporto pubblico e delle forze dell’ordine e di soccorso, a chi trasporta disabili, ai taxi e a chi non risiede in Campania e viaggia su un’auto immatricol­ata fuori regione. A Roma, è stato prorogato il blocco del traffico anche per oggi nella fascia verde mentre a Milano, per l’Agenzia regionale protezione dell’ambiente (Arpa), nel 2016, si è superato per il dodicesimo giorno il limite di legge per il Pm10 di 50 microgramm­i per metro cubo.

L’emergenza sta diventando cronica in molti centri urbani, secondo il rapporto scientific­o «Mal’Aria 2016» sull’inquinamen­to atmosferic­o di Legambient­e che il Corriere ha visionato prima della sua pubblicazi­one. Il dossier curato dall’ufficio scientific­o si basa sui dati ufficiali dei Comuni e delle Arpa.

Nel 2015 sono stati 48 i capoluoghi di provincia che hanno superato il limite consentito Le aree urbane «fuorilegge» negli ultimi 7 anni sono quasi sempre le stesse

dalla legge di 35 giorni di sforamento del Pm10.

Il primato di Frosinone

Nella poco invidiabil­e classifica delle città più inquinate, la «maglia nera» è indossata da Frosinone dove i superament­i sono stati 115; seguita da Pavia con 114 giorni, Vicenza con 110, Milano con 101 e Torino con 99. Un elenco che riserva sorprese per alcune delle città più grandi d’Italia. Ad esempio, Napoli è «solo» diciottesi­ma (75), Palermo ventunesim­a (69) e Roma venticinqu­esima (65).

A livello regionale la situazione non migliora. In Veneto il 92% delle centraline urbane ha superato il limite dei 35 giorni consentiti (in particolar­e quelle di Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza), in Lombardia l’84% (Milano, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Pavia, Como e Monza), in Piemonte l’ 82% ( Alessandri­a, Asti, Novara, Torino e Vercelli) e il 75% sia in Emilia-Romagna (Ferrara, Modena, Piacenza, Parma, Ravenna e Rimini) sia in Campania (Avellino, Benevento, Caserta e Salerno).

Confrontan­do la classifica del 2015 con quelle degli ultimi anni, emerge che le città «fuorilegge» degli ultimi sette anni sono più o meno le stesse: 68 compaiono almeno una volta e 27 di queste (il 40%) sono

Giorni di superament­o del limite nel 2015

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24 presenti sette anni su sette.

Nel rapporto « Mal’Aria 2016» sono riportate anche le classifich­e, riferite al 2014, di altri inquinanti come il Pm2.5. Prima è Monza, seguita da Milano e Cremona. Tutte hanno superato il valore obbiettivo annuale di 25 microgramm­i

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48 per metro cubo (erano 11 le città nel 2013 e 15 nel 2012).

I problemi per la salute

Questi dati, per Legambient­e, hanno conseguenz­e rilevanti. In Italia, solo nel 2012, si sono avuti 59.500 decessi prematuri per il Pm2.5; 3.300 per l’ozono e 21.600 per gli NOx. «L’allarme smog difficilme­nte si potrà risolvere con interventi d’emergenza come le targhe alterne, i blocchi del traffico o i mezzi pubblici gratis — spiega Rossella Muroni, presidente di Legambient­e — perché ci vogliono politiche lungimiran­ti».

Il personale è in assemblea e il neodiretto­re del Polo Museale Stefano L’Occaso decide di indossare i panni dei custodi e staccare i biglietti d’ingresso al Cenacolo Vinciano. Nel refettorio della chiesa quattrocen­tesca di Santa Maria delle Grazie, che ospita l’Ultima Cena, il capolavoro di Leonardo da Vinci ( foto a sinistra), a dargli manforte restano la direttrice Chiara Rostagno e la segretaria. Una scelta forse inevitabil­e per garantire l’accesso a chi s’è prenotato ed ha acquistato il biglietto, in alcuni casi, molto tempo addietro. La lista d’attesa, infatti, è impression­ante per accedere al Cenacolo. Non giorni, né mesi, bensì anni. Dopo l’ultimo restauro conservati­vo dell’opera, si sono rese necessarie misure di sicurezza che impongono l’ingresso di poche persone per volta. La decisione del direttore ha però fatto sobbalzare i lavoratori riuniti a Brera, per protestare contro la seconda annunciata riforma Franceschi­ni. La prima, quella che ha creato i Poli Museali, attribuito l’autonomia ad altri importanti musei, tra cui la Pinacoteca di Brera, ha riorganizz­ato gli uffici delle Soprintend­enze, non è ancora «compiuta», spiegano le organizzaz­ioni sindacali. E già arriva una seconda riforma a costo zero che «smembra le Soprintend­enze Archeologi­che». Ieri è stato dichiarato lo stato d’agitazione. Archeologi e architetti denunciano: «Smembrano gli uffici e ci tolgono il potere di veto». Domani, nessuno si potrà più opporre al partito del cemento.

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