Corriere della Sera

A CHE COSA SERVE LA NATO STORIA DI UNA ALLEANZA

- Pasquale Cutolo p.cutolo@inwind.it

Ho letto un’intervista in cui lei avrebbe dichiarato che la Nato non serve a nulla. Mi è sembrato strano. È noto che la Nato è un organismo che tiene uniti moltissimi Stati, che aiuta gli Stati in difficoltà e che combatte le disfunzion­i e le anomalie degli Stati che sono fuori della Nato. Potrebbe cortesemen­te fornire qualche chiariment­o al riguardo?

Caro Cutolo,

Se mi fossi espresso in quei termini avrei commesso un errore. La Nato, dopo la fine della Guerra fredda, è servita a conferire una patina di legittimit­à internazio­nale ad alcune discutibil­i operazioni militari e a fornire le proprie strutture per altre operazioni non meno discutibil­i. La storia del Patto Atlantico è alquanto diversa da quella delle maggiori alleanze. La Triplice (Italia, Austria-Ungheria, Germania) prevedeva le circostanz­e in cui i tre Paesi sarebbero intervenut­i contro un nemico comune e regolava le questioni militari nel testo di convenzion­i che fissavano le caratteris­tiche e le dimensioni del reciproco aiuto.

L’Organizzaz­ione del trattato dell’Atlantico del nord invece è una istituzion­e militare permanente. Ha un comandante supremo, scelto fra i generali americani di più alto grado, e un segretario generale scelto fra i più distinti uomini pubblici europei. Il primo siede a Mons, in Belgio, e dispone di uno stato maggiore a cui è affidato il compito di preparare gli eventuali conflitti e di assicurare il buon funzioname­nto delle basi di cui dispone. Il secondo presiede il Consiglio Atlantico, composto dai rappresent­anti degli Stati membri, e ha alle sue dipendenze, nei

AUDI GIALLA

TELEFONI

pressi di Bruxelles, alcune centinaia di funzionari civili e militari, molti dei quali sono impegnati nella continua valutazion­e delle aree di crisi anche al di là dei confini geografici dell’Alleanza.

Un tale organizzaz­ione, caro Cutolo, è utile quando esiste un nemico contro il quale è opportuno mantenere un alto grado di preparazio­ne. Questo nemico è stato, per più di quarant’anni, l’Unione sovietica. Dopo la disintegra­zione dell’Urss, un noto politologo sovietico dell’Accademia delle scienze, Georgy Arbatov, intervista­to da un giornalist­a occidental­e, disse: «Avete perduto il nemico. Che cosa farete ora?». La domanda era implicitam­ente rivolta alla Nato che per qualche anno, in effetti, sopravviss­e in una sorta di stato comatoso. Ne uscì quando gli Stati Uniti, dopo qualche tentenname­nto, decisero che non era opportuno rinunciare a una organizzaz­ione militare di cui sarebbero stati guida e padrone. A chi obiettava che una tale decisione avrebbe peggiorato i rapporti con la Russia, la diplomazia americana rispondeva che la Nato è una associazio­ne di liberi Stati, uniti da principi e aspirazion­i comuni a cui ogni Stato europeo ha il diritto di aderire. Non era interament­e vero. La Nato è una organizzaz­ione militare con l’arma al piede. È stata creata contro un potenziale nemico, giustifica la propria esistenza proclamand­osi necessaria ad affrontare un minaccia comune, ha forze e basi che possono divenire operative nel giro di qualche ora, conta fra i suoi membri Paesi che vivono nel passato dei loro nazionalis­mi frustrati più di quanto siano disposti a lavorare per un migliore futuro. Era davvero impossibil­e immaginare che la prospettiv­a di una Ucraina inserita nel blocco euro-atlantico avrebbe provocato le reazioni di Mosca? Scadenze delle ricariche Dal 1582, anno della riforma gregoriana del calendario, la maggior parte delle nazioni si sono uniformate adattandos­i all’alternarsi dei mesi che variano da 30 a 31 giorni ( febbraio escluso). Eppure da un po’ di tempo a questa parte i gestori telefonici, con il silenzio assenso delle varie Authority, stanno lentamente ma inesorabil­mente limando le giornate del mese commercial­e ovunque riconosciu­to in 30 giorni. Ad ogni rinnovo delle ricariche telefonich­e il mese si accorcia di uno/due giorni rispetto al mese precedente. Va da sé che entro l’anno si ritrovano ad incamerare, senza colpo ferire, una ricca tredicesim­a. Graziano Nadali

Tolmezzo (Ud)

GOVERNO / 1

Sardegna dimenticat­a Dopo le dimissioni del sottosegre­tario Francesca Barracciu, la Sardegna non era più rappresent­ata nel governo. E anche le ultime nomine hanno penalizzat­o ancora una volta la Sardegna che non trova spazio in un governo di oltre 60 membri. È una grave penalizzaz­ione che non trova giustifica­zione politica o territoria­le, ma sembra il desiderio di dimenticar­e i problemi delle Regioni meridional­i.

Vincenzo Vargiu, Cagliari

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