A CHE COSA SERVE LA NATO STORIA DI UNA ALLEANZA
Ho letto un’intervista in cui lei avrebbe dichiarato che la Nato non serve a nulla. Mi è sembrato strano. È noto che la Nato è un organismo che tiene uniti moltissimi Stati, che aiuta gli Stati in difficoltà e che combatte le disfunzioni e le anomalie degli Stati che sono fuori della Nato. Potrebbe cortesemente fornire qualche chiarimento al riguardo?
Caro Cutolo,
Se mi fossi espresso in quei termini avrei commesso un errore. La Nato, dopo la fine della Guerra fredda, è servita a conferire una patina di legittimità internazionale ad alcune discutibili operazioni militari e a fornire le proprie strutture per altre operazioni non meno discutibili. La storia del Patto Atlantico è alquanto diversa da quella delle maggiori alleanze. La Triplice (Italia, Austria-Ungheria, Germania) prevedeva le circostanze in cui i tre Paesi sarebbero intervenuti contro un nemico comune e regolava le questioni militari nel testo di convenzioni che fissavano le caratteristiche e le dimensioni del reciproco aiuto.
L’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del nord invece è una istituzione militare permanente. Ha un comandante supremo, scelto fra i generali americani di più alto grado, e un segretario generale scelto fra i più distinti uomini pubblici europei. Il primo siede a Mons, in Belgio, e dispone di uno stato maggiore a cui è affidato il compito di preparare gli eventuali conflitti e di assicurare il buon funzionamento delle basi di cui dispone. Il secondo presiede il Consiglio Atlantico, composto dai rappresentanti degli Stati membri, e ha alle sue dipendenze, nei
AUDI GIALLA
TELEFONI
pressi di Bruxelles, alcune centinaia di funzionari civili e militari, molti dei quali sono impegnati nella continua valutazione delle aree di crisi anche al di là dei confini geografici dell’Alleanza.
Un tale organizzazione, caro Cutolo, è utile quando esiste un nemico contro il quale è opportuno mantenere un alto grado di preparazione. Questo nemico è stato, per più di quarant’anni, l’Unione sovietica. Dopo la disintegrazione dell’Urss, un noto politologo sovietico dell’Accademia delle scienze, Georgy Arbatov, intervistato da un giornalista occidentale, disse: «Avete perduto il nemico. Che cosa farete ora?». La domanda era implicitamente rivolta alla Nato che per qualche anno, in effetti, sopravvisse in una sorta di stato comatoso. Ne uscì quando gli Stati Uniti, dopo qualche tentennamento, decisero che non era opportuno rinunciare a una organizzazione militare di cui sarebbero stati guida e padrone. A chi obiettava che una tale decisione avrebbe peggiorato i rapporti con la Russia, la diplomazia americana rispondeva che la Nato è una associazione di liberi Stati, uniti da principi e aspirazioni comuni a cui ogni Stato europeo ha il diritto di aderire. Non era interamente vero. La Nato è una organizzazione militare con l’arma al piede. È stata creata contro un potenziale nemico, giustifica la propria esistenza proclamandosi necessaria ad affrontare un minaccia comune, ha forze e basi che possono divenire operative nel giro di qualche ora, conta fra i suoi membri Paesi che vivono nel passato dei loro nazionalismi frustrati più di quanto siano disposti a lavorare per un migliore futuro. Era davvero impossibile immaginare che la prospettiva di una Ucraina inserita nel blocco euro-atlantico avrebbe provocato le reazioni di Mosca? Scadenze delle ricariche Dal 1582, anno della riforma gregoriana del calendario, la maggior parte delle nazioni si sono uniformate adattandosi all’alternarsi dei mesi che variano da 30 a 31 giorni ( febbraio escluso). Eppure da un po’ di tempo a questa parte i gestori telefonici, con il silenzio assenso delle varie Authority, stanno lentamente ma inesorabilmente limando le giornate del mese commerciale ovunque riconosciuto in 30 giorni. Ad ogni rinnovo delle ricariche telefoniche il mese si accorcia di uno/due giorni rispetto al mese precedente. Va da sé che entro l’anno si ritrovano ad incamerare, senza colpo ferire, una ricca tredicesima. Graziano Nadali
Tolmezzo (Ud)
GOVERNO / 1
Sardegna dimenticata Dopo le dimissioni del sottosegretario Francesca Barracciu, la Sardegna non era più rappresentata nel governo. E anche le ultime nomine hanno penalizzato ancora una volta la Sardegna che non trova spazio in un governo di oltre 60 membri. È una grave penalizzazione che non trova giustificazione politica o territoriale, ma sembra il desiderio di dimenticare i problemi delle Regioni meridionali.
Vincenzo Vargiu, Cagliari