Non smettiamo di ribellarci alla violenza sulle donne
Èilsenso di ripetitività che provoca la nausea. Sono passati due giorni dall’accoltellamento di Firenze, ed eccoci a raccontarne un altro, a Magnago, nel Milanese. Domenica: un trentenne uccide l’ex moglie ( la coppia nella foto) e poi si suicida. Martedì: un altro trentenne uccide la fidanzata e tenta di uccidersi, infilandosi un coltello nel cuore. Il desiderio di proprietà, la separazione, la presunta gelosia che diventa persecuzione, i litigi. Sempre, più o meno, lo stesso copione, con le stesse parole chiave. Cambiano i protagonisti e gli scenari — la città o la provincia, il Nord il Sud il Centro — ma la cronaca si ripete. E la nausea cresce. La nausea da eccesso.
I cambiamenti Passano gli anni, progrediamo in quasi tutto, la famiglia si frantuma, si moltiplica, si rinnova, eppure resistono antri mentali primitivi
Cresce l’idea che il cosiddetto delitto d’onore, pur essendo stato cancellato dal Codice penale da tempo, non è per nulla scomparso, nei fatti, dalle teste: perché comunque ci sono ancora uomini che si ritengono autorizzati, per vergogna o per frustrazione, a eliminare una donna che si sottrae al loro controllo. Pensando che l’ex moglie, l’ex fidanzata, l’ex compagna non debba avere altra ragione di vita se non il legame con lui. La stessa ossessione che abita l’uomo deve appartenere alla donna, pena la morte. Passano gli anni, progrediamo in (quasi) tutto, la famiglia si frantuma, si moltiplica, si rinnova, eppure resistono numerosi antri (mentali) primitivi: e sono spesso uomini della borghesia attiva, della società civile, mediamente acculturata, mediamente inserita, mediamente tecnologica, mediamente benestante, mediamente tutto. E abbiamo un bel dire che l’islam maschilista maltratta la donna: la sottomette, la schiavizza. Certo, l’aggravante è che si tratta di una mentalità spesso diffusa e codificata. Ma la nostra libertà e liberalità non è sgombra dai cliché, altrettanto (e specularmente) codificati, della donna oggetto del godimento estetico dell’uomo (la donna necessariamente bella, provocatoria, succinta): basti osservare le immagini della pubblicità, soffermarsi su un varietà televisivo di prima serata. Ogni giorno accogliamo pigramente l’immagine ammiccante e degradata della donna (ovvio, con il suo consenso). Quanta audience in più non appena mostriamo un vertiginoso decolleté? L’ipocrisia (diffusamente maschilista) rimuove gli stereotipi da voyeur che finiamo per tramandare ai nostri figli, maschi e femmine, in silenzio (e chi poi alza la mano timidamente è un insopportabile moralista, buonista, politicamente corretto...). Ma se non bisogna arrendersi alla nausea e allo scandalo dopo le tragedie del femminicidio, non dovremmo, ancor prima, accettare quella pericolosa, pervasiva ambivalenza che ci abita nella quotidianità.