Impegno alla trasparenza: i partiti e i candidati / 2
Ho letto con interesse e un po’ di stupore l’editoriale di Sergio Rizzo sulla trasparenza e l’etica in vista delle prossime amministrative del prossimo 5 giugno. Sono assolutamente d’accordo che i cittadini abbiano il diritto di conoscere — nella massima trasparenza – il profilo del candidato a cui dare il proprio voto e affidare le chiavi della città, nel caso dei sindaci, nei prossimi 5 anni. Per questo, al contrario di quanto riportato, l’11 maggio ho aderito con convinzione alla campagna «Sai chi voti» mettendo a disposizione dei romani curriculum, situazione patrimoniale, status penale, possibili conflitti d’interesse e impegnandomi a rendere pubbliche le nomine di enti e partecipate. Ma ho fatto di più: ho reso pubblici i nomi, corredati da carichi pendenti, di tutti i
candidati alle liste a me collegate prima della raccolte delle firme; ho consegnato le liste all’Antimafia, senza che mi fosse richiesto; ho presentato con quindici giorni d’anticipo – il primo candidato sindaco in assoluto – senza condizionamenti e con le mani libere i nomi della squadra di governo se sarò sindaco. Per quel che mi riguarda posso dire di non aver tradito la trasparenza e la condivisione, ma anzi di averla favorita. Credo, che se di «silenzio assordante» si possa parlare, certamente – me ne si vorrà dar atto – non vale per me. Roberto Giachetti, candidato del centrosinistra a sindaco di Roma
Non possiamo che rallegrarci per il fatto che così tanti candidati abbiano aderito. Ma la proposta di cui abbiamo parlato non riguardava l’impegno di singoli candidati (per molti di loro era scontato) quanto piuttosto quello, ufficiale, dei partiti a promuovere una legge che trasformi l’impegno dei volenterosi in un obbligo per tutti. E quello, ahimè, non c’è ancora stato. Sergio Rizzo