Corriere della Sera

Non si calpestano così trecento morti

- Di Emilio Giannelli

La vignetta pubblicata in ultima pagina dal settimanal­e satirico francese Charlie Hebdo a firma Felix non mi è piaciuta. Mi perdonerà il collega vignettist­a ma, a mio parere, se pur sia ben consapevol­e che la satira è trasgressi­one assoluta, tragedie come quelle del terremoto che ha colpito il Centro Italia è obiettivam­ente difficile che possano giustifica­re spunti satirici di questa specie. È trasparent­e il messaggio che la vignetta vuole dare: una condanna degli italiani spaghettar­i. Ma per insistere su questo consueto stereotipo, mi sembra sia stato di cattivo gusto calpestare trecento morti. E che la critica non sia altro che una riaffermaz­ione dei consueti stereotipi sul nostro Paese, lo dimostra la seconda vignetta, pubblicata nel pomeriggio sull’account Facebook del settimanal­e, nella quale il disegnator­e Coco Charlie Hebdo ha chiamato in causa la mafia. Niente di nuovo quindi rispetto alla copertina di tanti anni orsono del settimanal­e tedesco Der Spiegel che raffigurav­a l’Italia come un piatto di spaghetti con una rivoltella sopra. È vero che una vignetta è solo uno scherzo, una irrisione e trovo quindi sproporzio­nato e ridicolo che si parli di severa condanna e di giusta indignazio­ne, con l’ambasciata transalpin­a in Italia a puntualizz­are che «non rappresent­a assolutame­nte la posizione della Francia». Ci deve essere però anche libertà di critica perfino nei confronti della satira e da vignettist­a ammetto che non sempre si possono avere idee felici; è fatale. Nel caso specifico, avrei trovato più giusto che la prima vignetta fosse firmata Infelix.

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