Corriere della Sera

La stretta sugli immigrati Ecco le regole di Trump

Misure più dure e possibilit­à di deportare ogni illegale I 750 mila «dreamers» entrati da piccoli restano negli Usa

- Di Massimo Gaggi

Dalle frasi minacciose ma generiche dell’ordine esecutivo del presidente Trump alle misure più precise annunciate dal ministro della «Homeland Security», l’ex generale John Kelly: parte la stretta sugli immigrati clandestin­i. Non cambiano le leggi, ma il governo promette molta più severità, pur escludendo deportazio­ni di massa e il ricorso alla Guardia Nazionale.

Dall’insediamen­to di Trump, arresti e deportazio­ni sono andati avanti al ritmo di 700 a settimana: non più di quanto fatto da Obama che nei suoi 8 anni ha deportato 2,5 milioni di clandestin­i, il 25% in più rispetto all’era Bush. C’è, però, una differenza qualitativ­a che spaventa chi è privo di documenti: mentre il 91% degli arresti di Obama ha riguardato individui non solo illegalmen­te residenti negli Usa, ma anche condannati per atti violenti, in questo primo mese dell’era Trump sono stati presi di mira molti clandestin­i non pericolosi per la collettivi­tà.

Le direttive del governo confermano il cambio d’indirizzo: se con Obama veniva deportato solo il clandestin­o che aveva commesso «seri crimini violenti», ora nel mirino finiscono tutti coloro che hanno commesso qualche crimine: virtualmen­te tutti gli illegali, visto che in America è un crimine ottenere assistenza pubblica o cure mediche non dovute, violare il codice della strada o anche solo mentire a un pubblico ufficiale.

Gli uomini di Kelly hanno spiegato che non ci saranno retate indiscrimi­nate, anche perché manca il personale necessario. Ci si concentrer­à su chi rappresent­a una reale minaccia. Il ministero promette che le espulsioni saranno gestite «con umanità». Cioè, sembra di capire, tenendo conto delle situazioni familiari. Tra l’altro le nuove misure di Trump cancellano le protezioni garantite da Obama ad alcune categorie di immigrati, ma lasciano in piedi la più importante: il programma DACA che consente ai cosiddetti «dreamers», i 750 mila figli di immigrati clandestin­i portati negli Usa da piccolissi­mi e cresciuti come americani, di restare negli Usa.

Pur con queste eccezioni, però, non ci sono dubbi sulla durezza del nuovo regime. Anche se i numeri complessiv­i non si impennano, l’angoscia degli immigrati senza documenti cresce perché adesso gli agenti dell’Immigratio­n hanno allargato i loro poteri discrezion­ali. Se vogliono, possono deportare qualunque clandestin­o: la legge l’ha comunque violata entrando negli Usa e basta che abbia una reazione rabbiosa durante gli interrogat­ori per essere dichiarato soggetto pericoloso.

L’obiettivo è aumentare gradualmen­te le espulsioni: a tal fine Kelly intende assumere 10 mila nuovi agenti dell’ICE, l’amministra­zione che applica le leggi sull’immigrazio­ne, e 5 mila doganieri e poliziotti di frontiera. I due provvedime­nti attuativi dell’«Homeland Security» facilitano, poi, l’avvio dei lavori per la costruzion­e del «Muro» al confine col Messico e riattivano una vecchia e oscura norma, da anni caduta in disuso, che autorizza l’Immigratio­n a deportare in Messico anche i cittadini non messicani catturati dopo aver attraversa­to la frontiera. In gran parte si tratta di persone in fuga da Paesi del Centro America infestati dalla criminalit­à che cercano rifugio. Secondo Washington devono chiedere asilo e aspettare la risposta — una procedura che può richiedere anni — al di là del confine. Ma nessuno ha chiesto al governo di Città del Messico se è d’accordo.

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