Svolta di Murdoch: la tv a Disney, compresa Sky Italia
Disney compra per 52 miliardi di dollari Fox, che salirà in Sky. Il magnate socio al 5%. Le congratulazioni di Trump
Ora è ufficiale. Disney ha comprato l’impero cinematografico di Rupert Murdoch, compresa Sky Italia. Disney pagherà 52 miliardi di dollari in azioni per dar vita al più grosso polo mondiale dell’intrattenimento. Resta nelle mani del magnate australiano Fox News.
NEW YORK Se fosse andato in porto il tentativo fatto anni fa da Murdoch di acquistare Time-Warner o se, più di recente, il governo Usa non avesse posto il veto all’acquisizione della stessa Time-Warner da parte di AT&T, avremmo assistito a operazioni di integrazione orizzontale o verticale enormi ma, comunque, tradizionali. Il passaggio della Fox alla Disney ufficializzato ieri ha, invece, le stimmate di un’operazione diversa: fuori dagli schemi, se non, addirittura, rivoluzionaria.
La notizia: la multinazionale californiana di Topolino e delle tv compra per 52 miliardi di dollari la 21st Century Fox con le sue attività cinematografiche e molti canali televisivi negli Usa (da FX a National Geographic), in Asia (l’indiana Star TV) e in Europa dove rileva il 39 per cento di Sky Europe di Murdoch: una società televisiva forte soprattutto in Gran Bretagna, Italia e Germania. Disney avrà anche il 30 per cento di Hulu: diventa, così, padrona di questo gigante dello streaming che controllerà con una quota del 60 per cento.
Alla famiglia Murdoch, oltre alla società che fa capo alla NewsCorp nella quale sono confluiti i giornali (dal Wall Street Journal al Times di Londra, alle testate australiane), rimangono le reti Fox americane che trasmettono notizie e sport (Fox News, Fox Business, Fox Broadcasting) che confluiscono in una nuova società. Una soluzione che soddisfa il desiderio del vecchio Rupert di continuare a coltivare la passione della sua vita: l’informazione giornalistica, con l’influenza politica che ne deriva. E che serve anche ad evitare un’eccessiva concentrazioni di diritti sportivi (quelli di Fox più quelli di ESPN che è della Disney) sotto un’unica proprietà: si rischiava un veto dell’Antitrust.
Messa così sembra una cessione: il vecchio guerriero stanco che, padrone di un gruppo potente ma che perde colpi davanti ai nuovi giganti digitali che lo surclassano per dimensioni degli investimenti cinematografici e gli tolgono fette del mercato tv con lo streaming, vende lasciando una ricca dote ai figli. Solo che questa, più che una cessione, è una fusione. La famiglia Murdoch non riceve denaro ma azioni Disney, diventando primo azionista industriale della multinazionale californiana. Alla fine dell’operazione dovrebbe arrivare a possedere una quota non molto inferiore al 5,9% detenuto dal fondo Vanguard, primo azionista Disney.
E qui il romanzo dei destini personali — James Murdoch che, dopo qualche disaccordo gestionale col padre e col fratello Lachlan lascia il gruppo di famiglia per seguire i destini della 21st Centiry Fox, il 66enne Bob Iger, già quasi in pensione, richiamato per gestire questa complicata integrazione fino al 2021 — si mescola con la «rivoluzione permanente» del mondo dell’entertainment che fa da sfondo a una fusione che ha, a sua volta, l’aspetto di un work in progress destinato a durare anni.
L’accordo annunciato ieri diventerà operativo a metà del 2018 se supererà l’esame del governo Usa, ma poi ci saranno problemi regolatori anche negli altri continenti, mentre a Londra andrà avanti il takeover a suo tempo lanciato da Murdoch sul rimanente 61% del capitale di Sky: ma la nuova società dovrà forse ripartire da zero nel tentativo di scalata.
Insomma, una «fusione dinamica» per curare le debolezze dei due gruppi che darà loro più forza nello streaming mentre Disney sarà più presente in Asia e in Europa, con un contatto con gli utenti diretto: non più mediato attraverso le piattaforme di terzi. Ma anche un’operazione di cui oggi nessuno può prevedere con esattezza lo sbocco finale, tra possibili interventi dei regolatori e rapida evoluzione delle tecnologie e del business.
A metà del 2018 L’accordo diventerà operativo a metà dal 2018 se supererà l’esame del governo
Donald Trump: Mi congratulo per l’operazione, perché creerà occupazione Iger (Disney): creare un filo diretto con i clienti è vitale per il futuro del nostro business